Il processo, dopo il flop delle elezioni regionali in Toscana, era inevitabile. L’imputato, Roberto Vannacci, non è presente al consiglio federale della Lega, chiamato a fare il punto sulle elezioni regionali. Sia dei risultati in Calabria, Marche e Toscana, che del voto in arrivo tra circa un mese in Veneto.
Vannacci è però al centro dell’attenzione della riunione in casa Lega: lui è assente perché impegnato con la plenaria dell’Europarlamento a Strasburgo, ma decide di non presenziare neanche in collegamento. E così rende facile la vita a chi è pronto a contestarlo. E alla fine la decisione suona un po’ come un commissariamento nei suoi confronti, anche se non citato espressamente: il cosiddetto team Vannacci non deve essere “una realtà politica alternativa”. Ben vengano le realtà e le associazioni che affiancano il partito, per il consiglio federale, ma senza rimpiazzarlo.
Il processo a Vannacci nella Lega
Vannacci è finito nel mirino dopo il suo attivismo in Toscana e, soprattutto, a causa del risultato tutt’altro che confortante delle elezioni regionali: un solo eletto con il 4,4% dei voti raccolti. Era il primo test elettorale per il generale, che ha avuto il compito di coordinare la campagna elettorale.
Per la Lega di Matteo Salvini, il generale resta libero di muoversi come vuole, ma senza puntare a un partito all’interno del partito. I team che seguono Vannacci dovrebbero quindi svolgere più l’attività di associazioni culturali che politiche. Una decisione che avrà anche un’altra conseguenza: gli esponenti del team Vannacci non potranno neanche chiedere candidature. Niente più politica in ogni senso, insomma.