La Lega ha poco da esultare, crede di aver incastrato Conte ma il disastro lombardo resta

Come già i cinque verbali del Comitato tecnico scientifico (Cts) pubblicati giovedì dal Governo, anche il famigerato documento redatto il 3 marzo scorso nel quale gli esperti proposero “di adottare le opportune misure restrittive già adottate nei comuni della zona rossa anche in questi due comuni (Alzano e Nembro, ndr), al fine di limitare la diffusione dell’infezione nelle aree contigue”, non aggiunge nulla di clamoroso a quanto già noto. Fu infatti lo stesso premier Conte, intervistato il 2 aprile dal Fatto Quotidiano, a spiegare che “la sera del 3 marzo il Comitato tecnico scientifico propone per la prima volta la possibilità di una nuova zona rossa per i comuni di Alzano Lombardo e Nembro”.

E di aver ricevuto l’approfondimento, “la sera del 5 marzo”, sebbene, come ha dichiarato il successivo 12 giugno ai pm della procura di Bergamo che indagano sulla gestione dell’emergenza in Val Seriana, il presidente del Consiglio sostenga di non aver mai ricevuto il relativo verbale. Fatte le dovute valutazioni, l’8 marzo il Governo dispone la “zona arancione” per l’intera Lombardia. Fatti e tempi già noti, insomma, che gli atti non fanno che confermare.

E di fronte ai quali la Lega ha ben poco da esultare. Perché i verbali del Cts non spostano di una virgola né alleggeriscono la posizione della Regione Lombardia. Che pur potendo “in caso di emergenze sanitarie e di igiene pubblica” – in base agli articoli 32 della legge 833 del 1978 e 117 del decreto legislativo 112 del 1998, dei quali l’assessore regionale al Welfare Gallera scoprì l’esistenza solo il 7 aprile (“In effetti la zona rossa potevamo farla anche noi”) – emanare “ordinanze contingibili e urgenti” per istituire la zona rossa, non solo i vertici del Pirellone non lo fecero, ma non insistettero neppure perché venisse disposta.

Non a caso, il 4 di marzo, il giorno dopo che il verbale su Alzano e Nembro venne redatto dal Cts, in un audio pubblicato dal Corriere della Sera, il governatore della Lombardia, Fontana, e il solito Gallera, scaricarono ogni decisione sull’esecutivo con un eloquente “decidete voi se farla”. Fatti che, alla Lega e al resto del centrodestra conviene, ovviamente, non ricordare. O meglio, dimenticare.