La Lorenzin scavalca Sirchia, non si fumerà più nelle scuole

di Fausto Cirillo

È tempo di norme-manifesto e il ministro della Salute Beatrice Lorenzin non si è voluta sottrarre alla specialità principale del governo delle larghe intese. Ieri il Consiglio dei ministri ha infatti approvato su sua iniziativa un provvedimento ulteriormente restrittivo sulla libertà di fumo. Era il 2003 quando il suo predecessore Girolamo Sirchia varava la legge che a partire dal 10 gennaio 2005 avrebbe esteso il divieto di fumare a tutti i locali aperti al pubblico e ai luoghi di lavoro. Dieci anni dopo la giovane esponente del Pdl ha pensato bene di far spegnere le sigarette anche nelle aree all’aperto di pertinenza degli istituti scolastici di ogni ordine e grado. Insomma, fumare a scuola non si può: non solo, ovviamente, all’interno dell’istituto ma ora anche all’aperto, nei cortili. Una legge in tal senso esiste in realtà fin dal 1975 ma nessuno aveva mai provato a farla applicare. Resta pertanto da capire in che modo e da chi le nuove disposizioni verranno fatte rispettare. Il divieto (con multe previste da 1.000 fino a ben 6.000 euro) è esteso anche alle sigarette elettroniche, proprio quelle che in molti hanno iniziato a usare per liberarsi dal vizio del tabagismo. Il premier Enrico Letta ha commentato la norma definendola «molto importante», anche se ha aggiunto che il provvedimento «farà discutere» ma che «trattandosi di luoghi educativi riteniamo importante dare un segnale forte in questa direzione». Una norma-manifesto, appunto. Non è invece durata lo spazio di una mattinata l’altra proposta della solerte Lorenzin, quella di vietare il fumo in auto (non sappiamo se con i finestrini chiusi o anche abbassati) qualora nell’abitacolo si trovino minorenni e donne incinte (tabagiste a loro volta o meno non importa). Si è spenta subito, come un sigaro acceso malamente. Peccato, sarebbe stata una norma perfetta per uno Stato etico a tutto tondo, di quelli che ci tengono a imporre ai loro cittadini comportamenti virtuosi e appropriati in ogni occasione. Forse i nostri ministri si sono resi conto in extremis che le autovetture sono a tutti gli effetti una proprietà privata e che una misura del genere avrebbe prima o poi portato all’assurdo del divieto anche nelle abitazioni. Oppure il Letta’s dream team ha riflettuto sulla circostanza che elementari regole di buona educazione spingono già autonomamente la maggior parte degli italiani ad astenersi dal fumo quando questo provoca fastidio ai loro vicini e familiari. Curioso, vero?