La Manovra di Big Tobacco. Ecco il regalo a Philip Morris

di Stefano Sansonetti

Come in tutte le manovre di bilancio che si rispettino anche stavolta è in cantiere un intervento sulle sigarette. In generale lo sforzo di fantasia non è titanico: il governo di turno punta ad aumentare le accise per fare un po’ di cassa. Stavolta però, in un collegato alla manovra che potrebbe essere esaminato oggi dal consiglio dei ministri guidato da Enrico Letta, spunta una norma in cui la fantasia la fa veramente da padrona. E nasconde, dietro una serie di incroci e rimandi legislativi, quello che sembra essere un bel regalo alla multinazionale Philip Morris. Nel piano scritto nero su bianco nella bozza di collegato, in pratica, si confeziona un aumento delle accise che incide soprattutto sulla cosiddetta componente fissa. A “soffrirne” sarebbero soprattutto le sigarette che si inseriscono in una fascia di prezzo bassa, che secondo i primi calcoli nel 2014 vedrebbero aumentare il loro costo di circa 40 centesimi a pacchetto. Mentre l’impatto sarebbe più morbido per le “bionde” di fascia alta, in primis il marchio Marlboro (appunto di Philip Morris) che in Italia occupa una fetta di mercato del 25%. Tutti gli altri, secondo i mal di pancia che stanno emergendo in queste ore, rischiano di perdere acquirenti da una parte a beneficio della stessa Philip Morris, perché un fumatore, dovendo pagare di più e a prezzi a quel punto molto simili, potrebbe decidere di acquistare il marchio più “prestigioso”; dall’altra a beneficio del mercato del contrabbando, nel tentativo di continuare a pagare di meno il prodotto. Certo, è chiaro che quando si parla dell’industria del tabacco si entra in un girone fatto di pressioni e guerre portate avanti da lobby e centri di potere, ma proprio questo vivace movimento rischia di mettere il governo in serio imbarazzo.

La norma
Il collegato alla manovra, che salvo sorprese è atteso all’esame del consiglio dei ministri di oggi, contiene un articolo che incide profondamente sul decreto legislativo 504 del 1995, ovvero quello che disciplina proprio la materia del prelievo fiscale sul tabacco. Il primo intervento prevede che l’attuale accisa minima per tutte la sigarette, fissata a 125,7 euro al chilogrammo, venga aumentata a 140 euro nel 2014, che diventano 145 nel 2015 e 150 nel 2016. In più si prevede che la componente fissa dell’accisa, fissata al 58,5%, aumenti dall’attuale 6 al 30%. Ed è proprio qui che spunterebbe il regalo a Philip Morris, e in particolare al marchio di fascia alta Marlboro (intorno ai 5 euro a pacchetto, a seconda dei prodotti). Aumentare la componente fissa, infatti, colpisce in modo minore le sigarette di fascia alta, perché allo stesso incremento corrisponde una diminuzione della componente proporzionale. Diverso, invece, è il discorso per i pacchetti di sigarette che si collocano nella fascia intorno ai 4-4,50 euro, più penalizzati nel subire l’aumento che si scarica sul prezzo finale.

La conclusione
Si dà il caso che il marchio Marlboro della Philip Morris occupi una fetta di mercato molto consistente, intorno al 25%. Ci sono anche altri marchi di fascia alta, per esempio Vogue di British American Tobacco, ma con una quota di mercato che a stento arriva all’1%. Insomma, in virtù del “perverso” meccanismo tecnico della tassazione sul tabacco, e con gli innesti previsti all’interno del collegato alla manovra, al momento pare che tutta l’operazione sia destinata ad avvantaggiare soprattutto un operatore. Con grande nervosismo da parte degli altri concorrenti, che certo nelle prossime ore non mancheranno di far notare al ministero dell’economia, guidato da Fabrizio Saccomanni, e a palazzo Chigi una situazione a loro dire inaccettabile. E come sempre, quando si parla di sigarette, un’altra guerra tra poteri è all’orizzonte.