La mappa della Napoli inquinata. Da Vallone San Rocco a Barra

Gli ambientalisti: la situazione a Napoli sta peggiorando. E sulle bonifiche si mobilitano addirittura le parrocchie.

La mappa della Napoli inquinata. Da Vallone San Rocco a Barra

Dalla collina alle periferie ex industriali fino all’area metropolitana della “terra dei fuochi”. La mappa della Napoli inquinata è un’emergenza avvolta dal silenzio e dall’assenza di priorità politiche o dalla resa di fronte a ingenti risorse pubbliche per le bonifiche. In altri casi si tratta di una totale assenza anche di controlli ordinari per evitare che anche le aree verdi urbane possono essere luoghi di sversamenti abusivi. Resta ferma al palo la questione della linea di costa, da San Giovanni a Bagnoli, dove servono oltre 600 milioni.

La mappa della Napoli inquinata è un’emergenza avvolta dal silenzio e dall’assenza di priorità politiche

Si spinge dalla collina dei Camaldoli fino all’Arenaccia attraversando tre municipalità. Il Vallone di San Rocco é una estesa area ricca di biodiversità, nel cuore di Napoli in cui molti animali trovano riparo e protezione. In particolare gli uccelli, che durante le fasi di migrazione possono sostare ed alimentarsi lontano dal disturbo dai quartieri limitrofi. Risultando un luogo strategico per la biodiversità partenopea. L’associazione “Ponti tra il quartiere e il Vallone” difende la biodiversità e ha denunciato all’antibracconaggio la presenza di cartucce sparate dai cacciatori in modo abusivo. In uno di queste attività l’associazione ha rilevato la presenza di rifiuti speciali: “durante il nostro monitoraggio – afferma Simona Provvido dell’associazione – rileviamo continuamente la presenza di rifiuti speciali ma per il Vallone è una storia vecchia 50 anni da quando hanno scavato nel tufo. Materiali di ogni tipo si scorgono facilmente anche dalla nuova apertura del Bosco di Capodimonte che dà sul ponte”.

Gli ambientalisti: la situazione sta peggiorando. E sulle bonifiche si mobilitano le parrocchie

Dalle segnalazioni fatte dagli ambientalisti, però, poco o nulla è cambiato. “Hanno fatto dei lavori in passato per gli scarichi fognari – aggiunge Provvido – ma sono intervenuti solo sugli allagamenti. Dalle nostre segnalazioni ancheall’Arpa possiamo dire che sull’inquinamento del suolo non abbiamo mai visto passi in avanti. Solo sull’amianto nelle cave è stata fatta la bonifica. Restano però gli scarichi di rifiuti urbani e speciali che si possono trovare in grandi quantità ancora tombati”.

Solo per Bagnoli servono 600 milioni. Silenzio assoluto a San Giovanni sulle acque inquinate

Dalla parte opposta della città, nel quartiere Barra, resta irrisolto il caso del rogo di via Mastellone della scorsa estate. In questi giorni si sono uniti alla mobilitazione del comitato “Barra R-Esiste” anche le parrocchie con il supporto della Diocesi. Infatti a chiedere a gran voce una soluzione è stato anche il Vescovo ausiliare monsignor Gaetano Castello. Insieme ai parroci ha ribadito che le porte delle chiese resteranno aperte “per i cittadini della zona costretti a respirare i fumi ancora attivi nell’area dell’ex campo rom”. Dall’Amministrazione comunale non arrivano ancora risposte ma solo la convocazione di un tavolo tecnico da parte dell’assessore all’ambiente Vincenzo Santagada. Per la bonifica occorrono 5 milioni di euro, per i quali i comitati chiedono la compartecipazione di Comune, Regione e governo.

A distanza di oltre 30 anni la bonifica del mare davanti all’ex Ilva è un miraggio

A distanza di oltre 30 anni la bonifica del mare davanti all’ex Ilva è un miraggio che costa oltre 600 milioni in aggiunta agli altri 450 già stanziati per il suolo. Sta tutta qui la partita che si gioca tra il Commissario straordinario nella persone del sindaco Gaetano Manfredi e la vertenza condotta dai comitati negli ultimi 10 anni. Se nell’area occidentale il dibattito è acceso nella zona orientale sul mare inquinato c’è un silenzio tombale aspettando le future bonifiche della Sogesid nel Sito di interesse nazionale.