La Marina Militare lancia l’Sos

Di Marco Castoro

La Marina Militare italiana spende tutti i soldi che riceve dallo Stato per portare a termine i compiti dell’operazione Mare Nostrum. In cassa ogni mese entrano 9,2 milioni per tutte le spese di manutenzione. Ma ne escano altrettanti per il carburante e i costi necessari per mantenere operative navi, elicotteri e aerei che vengono impiegati per Mare Nostrum, che prevede il pattugliamento e lo svolgimento di compiti militari e umanitari. In totale si spendono in un anno 114 milioni.
Frontex, l’Agenzia per il controllo delle frontiere ha sede a Varsavia, non ha un solo mezzo, nave o agente operativo, si limita a finanziare le operazioni nei vari Paesi, e più che di soccorso di occupa di addestramento, analisi del rischio e ricerca. Operativa dal 2005 oggi ha circa 300 dipendenti e un budget che si aggira sui 90 milioni l’anno. Nel suo budget però Frontex usa per le operazioni solo il 60% circa; il restante 40% resta per il mantenimento dell’Agenzia stessa: 5 milioni per la sede, altri 33 circa per le spese amministrative, personale e sviluppo. Di quel 60% poi solo la metà viene usato per le operazioni in mare, e appena il 50% di questa parte viene destinato all’Italia: circa 13 milioni e mezzo di euro, cifra che basta per fronteggiare le spese di un solo mese e mezzo.

La Marina Militare merita il Nobel per la Pace

Oltre 30 navi finora utilizzate, con 5000 marinai che si sono alternati a bordo. In stato di allerta h24, con sforzi disumani per fronteggiare contemporaneamente in acqua anche 21 imbarcazioni di migranti. Per di più con le condizioni del mare avverso perché gli scafisti sono spietati. Marinai dalla tempra di acciaio e dal cuore d’oro. Ma dallo stipendio misero. Quasi tutti prendono meno di mille euro al mese. La media è di 800 euro in busta paga.
Ammiraglio Francesco Sollitto, ma qualcuno vi dice almeno grazie?
“Ce lo dicono a voce i migranti che salviamo”, sottolinea il comandante delle operazioni Mare Nostrum, “gli occhi dei bambini che prendiamo in braccio”.
Ma gli immigrati che tentano il viaggio della speranza, che spesso diventa un’odissea trasformandosi in tragedia, sanno che stanno in mano a gente come gli scafisti pronti a tutto pur di guadagnare?
“Sì lo sanno. Fin dalla partenza. Lo vedono con i propri occhi quando salgono a bordo di imbarcazioni vecchie, stracolme, con cadaveri a bordo. Con negrieri che li prendono a bastonate, donne e bimbi compresi. Ma quello da cui fuggono è ben peggiore di tutto questo”.
Può la Marina Militare italiana da sola fronteggiare tutte le emergenze?
“Tutta questa missione è completamente a spese della Difesa e della Marina Militare. C’è un problema di costi insostenibile. Purtroppo non basta essere efficienti per portare a termine la missione. La manutenzioni delle navi, la loro rotazione, gli spostamenti, gli avvicendamenti hanno dei costi che la Marina da sola non può affrontare. Seppure la nostra organizzazione tecnica è perfetta. Coordinamento, rapidità, professionalità e massima attenzione 365 giorni l’anno non ci mancano. Seguiamo dei protocolli ben definiti. Abbiamo a bordo personale specializzato, a cominciare da medici, infermieri e ostetrici. E sappiamo bene che gli scafisti sono spietati e capaci di tutto, anche di gettare in mare tutti i migranti pur di sfuggire alla cattura o di evitare di finire in balia delle onde”.