La ‘ndrangheta scala le Alpi e fa affari d’oro con la politica. Le mani delle cosche pure sulla Val d’Aosta. Sedici arresti, tra cui un consigliere regionale

Imprenditori, politici e amministratori della Val d'Aosta secondo la Dda di Torino in contatto con gli uomini del clan Nirta

Ci sono migrazioni e migrazioni. Non solo chi dal Sud Italia parte in direzione del Nord per cercar fortuna, ma anche chi quest’ultima se l’è già creata, per giunta in modo illecito, e intende portarla in territori più fecondi. Come nel caso del clan ‘ndranghetista dei Nirta di San Luca in provincia di Reggio Calabria, conosciuti come Scalzone, che a partire dal 2014 aveva spostato i propri interessi economici in Val d’Aosta. Prima un sospetto, poi una certezza che ieri è sfociata nell’arresto di sedici persone che avevano deciso di conquistare la Vallée.

Imprenditori, politici e amministratori che, secondo la Dda di Torino, erano entrati in contatto con gli uomini del clan. Tra gli arrestati i nomi di spicco sono quelli del consigliere regionale Marco Sorbara, eletto nelle fila dell’Union Valdotaine, di Monica Carcea, assessore comunale di Saint-Pierre in provincia di Aosta e Nicola Prettico, consigliere comunale di Aosta. Indagato inoltre un noto avvocato penalista di Torino, Carlo Maria Romeo, che in passato era stato più volte nominato difensore di alcuni boss della ‘ndrangheta.

Lunga la lista delle contestazioni mosse dai magistrati torinesi nei confronti degli indagati che, a seconda delle posizioni, dovranno rispondere di associazione di tipo mafioso e concorso esterno, estorsioni tentate e consumate, tentato scambio elettorale politico-mafioso, traffico illecito di droga, detenzione e ricettazione di armi, favoreggiamento personale.

Il fatto che l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Torino fosse ritenuta particolarmente importante sembra trovare conferma anche nel nome scelto, Geenaa, ispirato dalla Bibbia e che fa riferimento ad una valle vicino a Gerusalemme che era stata maledetta perché qui si praticava il culto di Moloch. Ed è proprio grazie all’indagine che gli inquirenti scoprivano, in Valle d’Aosta, come la criminalità del Sud aveva invaso la zona e, cosa ancor più preoccupante, era riuscita a prendere il controllo del mercato degli stupefacenti e ad infiltrarsi nel tessuto economico ed imprenditoriale.

Pressioni che venivano effettuate dagli uomini del clan Scalzone attraverso episodi di intimidazione e danneggiamenti messi in atto sistematicamente e con lo scopo di accaparrarsi appalti e sub appalti pubblici. Come se non bastasse, in appena 4 anni di attività, il gruppo era riuscito anche a mettere radici ben salde nella politica tanto che il sodalizio ‘ndranghetista aveva ormai la capacità di far eleggere nel Consiglio comunale di Aosta uno dei loro associati.

La cosca di San Luca è nota anche con il nome La Maggiore. Si tratta di una delle più potenti e temute famiglie ‘ndranghetiste che, nel corso degli anni, è stata capace di intessere una fitta rete di alleanze anche all’estero. I suoi esponenti, inoltre, sono stati spesso accostati ad importanti fatti di cronaca che vanno dalla strage di Capaci fino all’assassinio di Aldo Moro.