La norma sulle Ong c’è ancora. Scholz ha fregato la Meloni

Il cancelliere tedesco Scholz esulta per l’accordo sui migranti raggiunto a Granada. La norma sulle ong è stata semplicemente spostata.

La norma sulle Ong c’è ancora. Scholz ha fregato la Meloni

Si è detta “soddisfatta per l’accordo europeo” sui profughi raggiunto ieri nel vertice di Granada e ha giurato che “sui migranti siamo tutt’altro che isolati nell’Unione europea”. C’è da chiedersi come mai Giorgia Meloni ha sentito il bisogno di fare simili precisazioni visto che da giorni sui giornali mainstream – con davvero poche eccezioni – si fa a gara nel raccontare questo successo italiano al summit Ue in cui, secondo loro, è stata piegata la Germania di Olaf Scholz costringendola a una clamorosa retromarcia sulla norma a tutela delle ong che tanto ha fatto indignare le destre.

Il cancelliere tedesco Scholz esulta per l’accordo sui migranti raggiunto a Granada. La norma sulle ong è stata semplicemente spostata

Peccato che le cose non starebbero così come la premier le racconta e a lasciarlo pensare è anche il fatto che se Berlino è stata sconfitta, come qualcuno ci sta provando a raccontare, allora non si spiega come mai il cancelliere tedesco e il suo governo esultano per l’accordo sui migranti raggiunto a Granada che, secondo loro, è andato proprio nella direzione auspicata. Così si scopre che in realtà la norma sulle ong non è stata ‘buttata a mare’ ma semplicemente è stata spostata. Più precisamente, come riporta Il Fatto Quotidiano, la parte di testo incriminata che si trovava all’articolo 1 del testo è stata trasferita, letteralmente senza cambiare neanche una virgola, nei “considerando che precedono gli articoli e più precisamente” quelli “al punto 6c”.

Cosa cambia? Ben poco perché se prima “si diceva che l’aiuto umanitario non va considerato ‘una strumentalizzazione dei migranti’, ora lo si afferma in premessa, come principio fondante”. Certo qualcuno potrebbe obiettare che per via dello spostamento il principio non ha più la stessa forza giuridica del resto degli articoli, cosa assolutamente vera, ma ciò non toglie che è comunque qualcosa a cui dovranno tenere conto tutti i Paesi Ue. Insomma alla luce di tutto ciò la mirabolante vittoria italiana sembra davvero poca cosa. E infatti le cose sono anche peggiori di così.

Per la premier Meloni il vertice europeo di Granada è un successo. Ma anche stavolta torna a casa a mani vuote

Davanti a questa vittoria di Pirro, la Germania ha portato a casa l’eliminazione completa dell’articolo 5 del regolamento grazie al quale uno Stato membro avrebbe potuto derogare dalle normali condizioni di accoglienza di chi chiede asilo. Guarda caso una norma che era gradita – e fortemente richiesta – proprio dall’Italia. Ma non è tutto. Malgrado quanto raccontano i giornaloni, proseguono i rapporti tesi tra Italia e Germania tanto che l’atteso chiarimento tra Meloni e Scholz che si sarebbe dovuto tenere ieri a margine del vertice di Granada, in realtà non c’è stato ma è stato spostato a oggi, ossia a giochi fatti e con il regolamento già approvato.

Ma che questo vertice di Granada non sia stato un granché per l’Italia lo lasciano pensare anche le difficoltà con cui la Meloni ha dovuto difendere il memorandum con la Tunisia. Arrivando al vertice di Granada, la premier aveva spiegato che “se noi non aiutiamo” Tunisi “con un partenariato strategico da pari a pari sarà difficile fare un ragionamento serio. Confido che con Saied andremo avanti e che si possa lavorare su un reale partenariato strategico anche con l’aiuto della Commissione Ue”.

Ma incalzata sui continui rifiuti del presidente tunisino Kais Saied a ogni iniziativa dell’Ue, prima bloccando l’ingresso delle delegazioni europee nel Paese e dopo rifiutando centinaia di milioni di euro definendole “elemosina”, la premier ha avuto parole al miele per il leader tunisino: “Io credo che il presidente della Tunisia abbia parlato, con un tono un po’ assertivo, prevalentemente alla sua opinione pubblica. Dice una cosa che io comprendo e che a volte ho detto anch’io, cioè che noi non possiamo credere che il nostro rapporto con i Paesi del Nord Africa (…) sia quello di pagare” affinché trattengano “la migrazione illegale. Il rapporto di partenariato che serve è un rapporto completamente diverso e riguarda soprattutto il tema dello sviluppo”.