La pensione che verrà: tutte le strette del governo per lasciare il lavoro nel 2024

Dalla Quota 103 alla rivalutazione parziale, tutte le strette che renderanno più complicato andare in pensione nel 2024.

La pensione che verrà: tutte le strette del governo per lasciare il lavoro nel 2024

Ormai è noto: la manovra del governo Meloni, in attesa degli ultimi dettagli da definire con il maxi-emendamento dell’esecutivo, introduce una vera e propria stretta sulle pensioni. L’uscita anticipata diventa più complicata, con le penalizzazioni previste dalla nuova Quota 103, ma non è l’unica restrizione: basti pensare al nuovo taglio della rivalutazione degli assegni. Come si andrà in pensione nel 2024? Vediamo tutte le regole in vigore dal prossimo anno. 

Pensione, la stretta sulla rivalutazione

Partiamo dalla rivalutazione rispetto all’inflazione, ovvero l’adeguamento al caro-vita. Che per il momento viene fissata al 5,4%. Ma la rivalutazione non sarà piena per gli assegni superiori alle quattro volte il minimo, bensì verrà gradualmente ridotta. Fino ai 2.272,96 euro l’adeguamento sarà totale, quindi resterà al 5,4% previsto dal decreto del Mef. 

La percentuale di aumento scende per gli assegni tra le quattro e le cinque volte il minimo al 4,59%. Più sale l’importo dell’assegno e più scende la percentuale di rivalutazione che si riduce fino a poco più dell’1% per gli assegni superiori alle dieci volte il trattamento minimo. 

La Quota 103 con penalizzazioni

Passiamo poi al capitolo dell’anticipo pensionistico: la Quota 103 è stata parzialmente confermata. Si potrà ancora andare in pensione con 62 anni di età e almeno 41 di contributi, ma con una penalizzazione. La riduzione sull’importo dell’assegno si calcolerà sulla quota retributiva, pari a circa un terzo del totale mediamente. Parliamo di un centinaio di euro in meno su una pensione di circa 2.500 euro. Inoltre si allargano anche le finestre per l’uscita: da tre a sei mesi per il privato e da sei a nove mesi per il pubblico. 

Pensione più difficile con Ape sociale e Opzione donna

Si complica l’uscita anche attraverso altri anticipi pensionistici, per specifiche categorie. Partiamo dall’Ape sociale: i nuovi requisiti comprendono un aumento di cinque mesi di lavoro, dovendo raggiungere i 63 anni e 5 mesi per accedere all’ammortizzatore previsto per disoccupati, caregiver, invalidi almeno al 74% e lavoratori gravosi. Aumenta anche l’età minima per l’Opzione donna: l’accesso potrà avvenire a partire dai 61 anni, a fronte di almeno 35 anni di contributi.

Le altre novità previdenziali per il 2024

La legge di Bilancio ha cancellato la soglia minima per l’importo della pensione maturata di 1,5 volte l’assegno sociale. Resta invece la necessità di avere almeno 20 anni di contributi versati. Innalzata, inoltre, la quota dell’importo dell’assegno maturato per andare in pensione tre anni prima dell’età di vecchiaia: da 2,8 a 3,3 volte l’assegno sociale.