La politica ondivaga della Bce fa nuovi danni. Titoli delle banche in picchiata in tutta Europa dopo gli stress test. A Piazza Affari affonda Mps

La politica ondivaga della Bce fa nuovi danni. Banche in picchiata dopo gli stress test. Affonda Mps

Con una mano dà e con l’altra toglie. Come al solito. La politica ondivaga della Banca centrale europea, contesa dall’ala che spinge per una politica monetaria espansiva, da una parte, e dai falchi del rigore capeggiati da Berlino, dall’altra, ha innescato come prevedibile una nuova catastrofica speculazione sul sistema bancario europeo. Così gli stress test e le indicazioni sugli stock di crediti deteriorati (Npl) stanno vanificando il già poco efficace quantitative easing, cioè l’immissione di liquidità monetaria destinata alla cosiddetta economia reale ma di fatto bloccata nelle stesse banche. Le regole di Basilea, altro frutto avvelenato di un’Unione europea a trazione germanica, impediscono proprio alle banche di fare il proprio mestiere – concedere credito – facendo aggravare l’economia in generale e aleggiare ormai stabilmente lo spettro della deflazione.

In questo quadro oggi stiamo assistendo a un nuovo giorno di passione per il comparto bancario, dove nessuno si salva dalle vendite. In Italia neppure Banca Intesa, uscita tra le migliori del Continente per tenuta in caso di un forte aggravamento delle crisi sui mercati finanziari.

Alle 13 risultavano in picchiata il Monte dei Paschi di Siena (-8%), la banca Popolare dell’Emilia Romagna (-7,34%), Unipol (-5,80%), Banco Popolare (-4,93%), Ubi Banca (-4,58%). Malissimo anche Unicredit (-4,63%) dopo un lunedì in cui aveva perso quasi dieci punti.

Se può consolare, le vendite stanno interessando comunque tutti i principali istituti continentali, a partire dalla tedesca Commerzbank. Le azioni della seconda banca tedesca perdono oltre l’8% alla Borsa di Francoforte dopo la pubblicazione dei risultati del primo semestre ma soprattutto dopo il taglio delle stime per l’intero anno: il gruppo si aspetta un utile netto e un utile operativo più bassi rispetto a quelli del 2015. La sfiducia nelle banche è dunque diffusa su tutte le piazze europee e ormai sono settimane che gli investitori vendono a piene mani i bancari in generale.