La presa in giro della Social card: dal governo una “mancetta” per i poveri

La carta Dedicata a te introdotta dal governo per i poveri viene definita una "mancetta": Pd e M5s contro la Social card.

La presa in giro della Social card: dal governo una “mancetta” per i poveri

Mancetta, la definiscono all’unisono Giuseppe Conte ed Elly Schlein. I leader di Movimento 5 Stelle e Pd si ritrovano d’accordo sulle accuse al governo contro la Social card, il contributo una tantum da 382,50 euro per l’acquisto di generi alimentari di prima necessità. Destinato ai poveri, in teoria.

Le opposizioni vanno all’attacco facendo notare che l’importo della card è bassissimo e che si escludono tantissimi veri poveri: i single, le coppie senza figli, moltissimi anziani. E, come ammesso dall’ideatore della misura, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, anche i percettori del Reddito di cittadinanza. Si rischiano, in sostanza, effetti distorsivi, perché può persino capitare che la card vada a chi ha un Isee di poco inferiore ai 15mila euro, ma non a chi per esempio lo ha da 6mila euro.

Social card, l’importo è una “elemosina”

L’importo è di 382,50 euro una tantum. La carta Dedicata a te arriverà dal 18 luglio e deve essere attivata entro il 15 settembre: la cifra va spesa entro l’anno. Un’impresa non impossibile, considerando che non parliamo di cifre alte. Tanto che Marco Furfaro, deputato ed esponente della segreteria del Pd (responsabile per il contrasto alle diseguaglianze e il welfare), parla a La Notizia di “un’elemosina per pochi che offende i poveri e prende in giro chi ha davvero bisogno”.

L’esponente dem attacca: “Hanno tolto il fondo affitti e messo a rischio sfratto 630mila famiglie, abolito il Reddito di cittadinanza e lasciato nella povertà 400mila famiglie. Ora arriva l’elemosina, cioè un euro al giorno, per pochi e non per tutti”. “Questo governo, che ha fatto della propaganda la sua cifra, pensa che ai cittadini che versano in condizione di difficoltà basti una mancetta da 380 euro una tantum. È evidente che vivono su un altro pianeta”, dice a La Notizia la senatrice del M5S Elisa Pirro.

Gli esclusi dalla carta Dedicata a te

La carta Dedicata a te andrà a un milione e 300mila nuclei familiari. Ma solamente se saranno composti da almeno tre persone e avranno un Isee non superiore ai 15mila euro. Vengono quindi esclusi i single, le coppie senza figli e i single con un figlio. Ma anche molti anziani, considerando che spesso sono nuclei composti da persone sole o al massimo in coppia. Tecnicamente queste categorie non vengono esplicitamente escluse, ma di fatto questo avviene perché si dà la priorità nell’assegnazione della card alle famiglie con tre componenti di cui almeno uno sotto i 14 anni (con precedenza per i nuclei con componenti più piccoli), poi alle famiglie con tre componenti e almeno un minorenne e poi a quelle con tre componenti senza limiti di età.

Teoricamente dopo di loro ci sarebbero anche i single e le coppie senza figli, ma solo se avanzano le risorse. Peccato che con i 500 milioni di euro destinati alla Social card le liste siano praticamente già chiuse. Poi ci sono gli esclusi certi, espressamente eliminati dalla misura: sono i beneficiari del Reddito di cittadinanza, della Naspi o di altre forme d’integrazione salariale per la disoccupazione. E poi ci sono altri esclusi di fatto, come quelli che sono rimasti fuori dal Reddito di cittadinanza: a perdere il beneficio mensile sono persone tra i 18 e i 59 anni senza figli minori o disabili a carico. In sostanza non nuclei familiari di almeno tre persone, probabilmente.

“Rimarranno fuori milioni di persone, come gli anziani soli o una coppia singola”, sottolinea Furfaro. A dimostrazione di “un altro, l’ennesimo, accanimento sui più poveri”. Per Pirro “decidere deliberatamente di escludere alcune categorie di persone dalla fruizione di questa card – i single, i single con figli e gli anziani – crea l’ennesima suddivisione fra poveri ‘meritevoli’ ed ‘immeritevoli’ di sostegno. Una scelta folle. Così come il fatto che con la stessa card non si possano acquistare farmaci quando il Reddito di cittadinanza lo permetteva”.