La quarta ondata fa paura. Da lunedì Veneto, Marche, Liguria e provincia autonoma di Trento passano in zona gialla. Ma Zaia ha fretta e firma un’ordinanza che introduce già da mezzanotte le misure previste dal cambio di colore

E preoccupa pure il tasso di occupazione delle terapie intensive che sono vicine alla soglia critica prevista dalla legge.

La quarta ondata fa paura. Da lunedì Veneto, Marche, Liguria e provincia autonoma di Trento passano in zona gialla. Ma Zaia ha fretta e firma un’ordinanza che introduce già da mezzanotte le misure previste dal cambio di colore

Dopo i recenti dati sulla quarta ondata, col trend dei contagi in continua crescita, era solo questione di tempo per vedere l’Italia tingersi di giallo. Proprio quello che succederà lunedì visto che il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato l’ordinanza con cui si sancisce il passaggio per Marche, Liguria, Veneto e Provincia Autonoma di Trento in zona gialla. L’ordinanza entrerà in vigore da lunedì 20 dicembre.

IL VENETO ANTICIPA LA ZONA GIALLA

Un provvedimento per il quale nessuno può dirsi sorpreso tanto che il governatore del Veneto, Luca Zaia, nella tarda mattinata aveva addirittura deciso di giocare d’anticipo. Per questo aveva firmato una specifica ordinanza che anticiperà di fatto le misure previste per la zona gialla. Dalla mezzanotte di oggi, per decisione del governatore, in tutto il Veneto ci sarà l’obbligo dell’uso della mascherina anche all’aperto.

L’ALLARME DELLA CABINA DI REGIA

Del resto i dati veneti parlano chiaro: 5577 positivi nelle ultime 24 ore su 108mila tamponi con un tasso di incidenza 5,15. Positivi di oggi 57.038, ricoverati 1254 (+24): 1090 in area non critica (+19), 164 in terapia intensiva (+5), 12.135 decessi (+10) 51 dimessi oggi. “Siamo in una fase in cui la circolazione del virus è importante. L’incidenza è alta anche grazie all’alto numero di tamponi che facciamo” spiega Zaia, “Abbiamo già sforato la zona bianca col 13% di occupazione delle terapie intensive e l’occupazione della zona non critica è arrivata al 15%”. Lo scatto di colore pare quindi scontato.

Secondo i dati emersi dalla cabina di regia, forniti dall’Istituto Superiore di Sanità guidato da Silvio Brusaferro, l’incidenza settimanale a livello nazionale è in netto aumento: 241 per 100.000 abitanti (10/12/2021 -16/12/2021) rispetto a 176 per 100mila abitanti (03/12/2021-09/12/2021). Nel periodo 24 novembre – 7 dicembre l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,13. Si tratta di un dato leggermente in diminuzione rispetto alla settimana precedente ma al di sopra della soglia epidemica.

È stabile, ma ancora sopra la soglia epidemica, l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero (1,09 al 7 dicembre contro 1,07 al 29 novembre). Il tasso di occupazione in terapia intensiva è al 9,6% (rilevazione giornaliera del ministero della Salute al 16 dicembre) contro l’8,5% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 09 dicembre). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale al 12,1% (rilevazione giornaliera del ministero della Salute al 16 dicembre) rispetto al 10,6% del 9 dicembre.

Una Regione/PA è classificata a rischio alto, 18 Regioni/PPAA risultano classificate a rischio moderato. Tra queste, tre Regioni/PPAA sono ad alta probabilità di progressione a rischio, mentre per una Regione non è stato possibile valutare la progressione. Due Regioni/PPAA sono classificate a rischio basso. Inoltre, 13 Regioni/PPAA riportano un’allerta di resilienza. Una Regione/PA riporta molteplici allerte di resilienza. In forte aumento il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (42.675 contro 37.278 della settimana precedente).

La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in diminuzione (31% contro 34% la scorsa settimana). È in aumento la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (43% contro 40%). Stabile, invece, la percentuale di casi diagnosticati attraverso attività di screening (26%).