Un fantasma. Così si può definire il referendum dell’8 e 9 giugno, cinque quesiti su lavoro e cittadinanza che sui media sono completamente scomparsi dai radar. E a denunciarlo è il Pd, riferendosi in particolare al silenzio della Rai. Viale Mazzini finisce sotto accusa per il troppo poco spazio dato ai referendum di giugno sulle reti del servizio pubblico televisivo.
La Rai nel mirino sui referendum
A lanciare l’allarme è Sandro Ruotolo, europarlamentare e responsabile Informazione del Pd: “La Rai è servizio pubblico. La paghiamo tutti. Tutti i cittadini hanno il diritto di essere informati correttamente e il servizio pubblico radiotelevisivo ha il dovere di informare correttamente. Eppure sui referendum dell’8 e 9 giugno: silenzio totale. Niente informazione, niente approfondimenti. TeleMeloni ha spento il servizio pubblico. La Rai segue la linea di palazzo Chigi e del presidente del Senato, la seconda carica istituzionale: non votare. Noi diciamo il contrario: informarsi, partecipare e votare. La democrazia non si spegne col telecomando”.
Le accuse del Pd
All’attacco anche il senatore del Pd e componente della Vigilanza Rai, Francesco Verducci: “La Rai è tenuta a garantire un’informazione pluralista, trasparente e obiettiva, anche e soprattutto in occasione di eventi di importanza democratica, come i referendum dell’8 e 9 giugno. Eppure, stiamo assistendo a un silenzio assordante da parte del servizio pubblico. La Rai si sta dimostrando avara di notizie, priva di approfondimenti reali e di spazi di confronto sui quesiti referendari. Un comportamento inaccettabile per un’emittente pubblica, che tradisce il proprio mandato costituzionale e ignora il diritto dei cittadini a essere informati in maniera esaustiva e imparziale”.
Parla di “silenzio indecente” dei canali Rai anche l’europarlamentare dem, Marco Tarquinio, fino a definire quello del governo Meloni un “aperto boicottaggio”. Per Tarquinio “il servizio pubblico ha il dovere di aiutare le cittadine e i cittadini a comprendere i cinque quesiti referendari, affinché tutte e tutti possano esercitare appieno i loro diritti elettorali. Invece oggi vediamo stringersi sempre più la morsa sulla Rai per cancellare un’informazione degna di questo nome. Il governo Meloni e i suoi fiancheggiatori più o meno dichiarati e volontari temono il confronto democratico e la libera scelta degli elettori. Chi spegne l’informazione, silenzia la democrazia”.