Rivincita dei pendolari: i disservizi vanno risarciti

di Angelo Perfetti

Due settimane da incubo: migliaia di pendolari nel dicembre 2012 subirono le conseguenze di un sistema di trasporto su rotaie in tilt, con treni cancellati, corse dirottate, ritardi epocali. Ora la Corte di Appello di Milano ha aperto alla possibilità di una class action, ammettendo il ricorso presentato da Altroconsumo supportato da circa diecimila pendolari che hanno fatto la preiscrizione all’azione legale contro l’azienda di trasporto lombarda.

La battaglia legale
Nel 2013 il Tribunale di Milano aveva dichiarato inammissibile l’azione contro Trenord; per aver diritto al risarcimento, gli utenti avrebbero dovuto viaggiare sullo stesso binario, aver subito lo stesso ritardo e aver viaggiato sullo stesso convoglio, per una settimana. La Corte d’Appello ha invece ritenuto nel marzo scorso che il mancato funzionamento del software di gestione ed organizzazione del servizio adottato da Trenord abbia causato disservizi analoghi e comuni a tutti gli utenti colpiti, che dovranno essere valutati e risarciti in un unico processo,

Il principio di diritto
Il principio è semplice: quando si stipula un contratto di trasporto i convenuti accettano oneri e obblighi. Se dunque è in torto chi viene pizzicato sul treno senza titolo di viaggio allo stesso modo l’improvviso stop di quello stesso servizio di trasporto non può passare come una semplice casualità, ma deve sottostare alle regole contrattuali. Intendiamoci, non è che sia una nuova legge; è già tutto scritto, solo che le grandi aziende (e Trenord lo è, visto che è una società nata dall’unione al 50% di Trenitalia – Divisione Regionale Lombardia e Gruppo FNM – Spa quotata in Borsa il cui azionista di riferimento è la Regione Lombardia) il più delle volte contano gli utili senza garantire un livello qualitativo adeguato ai clienti. Figuriamoci a pagare eventuali carenze organizzative.

Inaccettabili inadempienze
Eh già, perché il punto della questione è proprio questo. La fanno da padroni, relegando l’utente, il più delle volte pendolare, a subire senza fiatare ogni tipo di sopruso. Il principio ribadito dalla Corte di Appello meneghina diventa così una sorta di causa pilota, dove finalmente viene stabilito che i pendolari non sono carne da macello ma clienti che, a fronte di un pagamento, hanno diritto al servizio pagato. E questo non solo in Lombardia, ma anche nel centro Italia (il caso del trenino Roma-Lido a Roma è solo uno dei tanti esempi di continui disservizi che non trovano quasi mai una soddisfazione in termini di rimborso) come nel Sud. La Corte ha stabilito, nell’ammetere la class action, che i problemi del dicembre 2012 non furono causati da un’improvvisa e imprevedibile causa esterna, ma – è scritto nero su bianco nell’Atto di acquisizione – da una “disfunzione organizzativa” e da una “non corretta gestione del servizio di trasporto”.

I prossimi passi
“Adesso pubblicheremo sulla stampa l’annuncio di class action – spiega Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo – poi ci saranno 120 giorni per aderire alla richiesta di risarcimento danni, che abbiamo stimato in quattro mensilità”. Perché se è vero che i disservizi durarono circa due settimane, è altrettanto vero che il costo in termini economici (auto sostitutive, mezzi alternativi) e il costo in termini di stress (ritardi al lavoro, preoccupazione su come tornare a casa) fu molto alto per decine di migliaia di pendolari. “Abbiamo già circa diecimila pre-iscritti alla class action – spiega ancora Martinello – ma gli abbonati sono circa 80 mila. Sa poi a questi aggiungiamo anche i viaggiatori occasionai, possiamo stimare una cifra intorno ai 200 mila pendolari”.

Rimborsi milionari
Cifre da brivido per Trenord. Volendo fare una media e tenendoci bassi, è possibile ipotizzare un costo di 70 euro da abbonamento (ce ne sono da 50 euro fino a 100 circa, a seconda della tratta scelta), e fare i conti non è poi così difficile: 70 x 10.000 fa 700 mila euro di danni, ma se saliamo a 70 mila pendolari arriviamo a quasi 5 milioni di risarcimento per i pendolari. Ora si attendono le adesioni formali alla class action, format scaricabile dal sito di Altroconsumo, e le controdeduzioni di Trenord. Ma al di là di come andrà a finire questa storia, un principio è stato ribadito: il pendolare non è un animale da mandare al macello ma un cliente verso cui si hanno degli obblighi precisi. E’ già qualcosa.