La Sicilia è la Grecia d’Italia, tra carrozzoni in perdita cronica e costi del personale in perenne ascesa. Ecco il vero dramma di Crocetta

di Stefano Sansonetti

La Sicilia è la Grecia d’Italia. L’accostamento può anche sembrare provocatorio, ma se si mettono a fuoco le cifre che ancora oggi contraddistinguono i conti regionali ci si rende conto che il paragone, purtroppo, può reggere. Certo, adesso su Rosario Crocetta è piovuta la tegola dell’incredibile intercettazione in cui parlava con Matteo Tutino, primario dell’ospedale palermitano Villa Sofia. Il quale, riferendosi all’ex assessore alla sanità Lucia Borsellino, avrebbe detto che “va fatta fuori come suo padre”. Ovvero come Paolo Borsellino, il giudice assassinato il 19 luglio 1992.

GLI SVILUPPI
Crocetta, che nella conversazione non avrebbe preso le distanze, ieri si è autosospeso sepolto dalle polemiche. Ma i suoi veri problemi sono altri. Per esempio quello di una regione che in certe articolazioni non riesce a dimagrire e continua a drenare risorse incredibili. La Sicilia, per dire, detiene tuttora partecipazioni in 32 società, molte delle quali in perdita cronica.

I DETTAGLI
Per esempio ha il 100% di Sviluppo Italia Sicilia spa, che si occupa di consulenza imprenditoriale e promozione dello sviluppo. Ebbene, gli ultimi tre bilanci registrati hanno sempre chiuso in perdita: rosso di 487 mila euro nel 2011, di 2,6 milioni nel 2012 e di 1,8 milioni nel 2013. Stesso andazzo per Mercati Agri Alimentari Sicilia Spa, che si occupa di commercio di frutta e verdura. La società, in cui la Regione ha il 95,32%, ha chiuso in perdita il 2011 (-1,5 milioni) il 2012 (-1,6 milioni) e il 2013 (-1,4 milioni). Non fa eccezioni il Parco scientifico e tecnologico della Sicilia Scpa, partecipata all’87,9%. La società, che ha l’obiettivo di promuovere la ricerca, ha messo a segno un rosso di 827 mila euro nel 2011, di 1,3 milioni nel 2012 e di 633 mila nel 2013. Ancora, nella stessa scia Riscossione Sicilia Spa. Qui dai 5 mila euro di rosso nel 2011 si è passati a una perdita di 1,8 milioni nel 2012 e ai -7.825 euro nel 2013. Ma non doveva essere introdotta una norma in base alla quale dopo un certo numero di bilanci in perdita una partecipata va chiusa? Vai a sapere che fine ha fatto. Tra l’altro si tratta solo di alcuni esempi in un mare magnum di partecipazioni in cui campeggiano società come Servizi Ausiliari Sicilia (biblioteche e attività culturali), Irfis Finsicilia (servizi finanziari), Sicilia Patrimonio Immobiliare (valorizzazione del mattone regionale), Sicilia e-Servizi (produzione software), Italkali (estrazione di sale), Mediterranea Holding di navigazione, Società degli Interporti di Sicilia e chi più ne ha più ne metta. Siamo sicuri che ancora oggi siano tutte indispensabili?

SALASSO
Per non parlare dell’eterna questione dei dipendenti regionali. Ebbene, qui i risparmi non ci sono praticamente stati. Se nel 2011 i dipendenti erano 17.157, nel 2012 sono leggermente scesi al 16.901, per poi risalire nel 2013 a 16.929 (ultimo dato aggiornato). I direttori generali sono rimasti 28 dal 2011 al 2013. I dirigenti sono scesi dai 1.889 del 2011 ai 1.748 del 2013. Risparmio sui costi? Praticamente nulli. Le retribuzioni nel 2011 pesavano per 611,7 milioni, saliti a 696,4 nel 2012 e timidamente scesi a 679,7 nel 2013. Tutto compreso, i costi del personale della regione Sicilia sono stati di 891,3 milioni nel 2011, di 1 miliardo e 5 milioni nel 2012 e di 979,7 milioni nel 2013. Insomma, un vero salasso che Crocetta, pur facendo sforzi, non è riuscito a contenere. Per questo, se la Sicilia non è come la Grecia, poco ci manca.

Twitter: @SSansonetti