La situazione è grave ma non è seria

di Gaetano Pedullà

Chissà che pena devono provare Falcone e Borsellino, appesi in cima al monumentale tribunale di Milano, nel sentire di che si discute da anni dentro quelle mura. Berlusconi ha trombato o no? Chi ci crede che Ruby è la nipote di Mubarak? Sei anni sono la pena giusta per espiare un bunga bunga? Sicuramente proveranno una gran pena, soprattutto perché a tenere in vita un processo surreale, in un’Italia ridotta alla fame, è uno dei Pm che hanno fatto tanto nella lotta alla mafia. Una mafia che anche in Lombardia, tutt’attorno allo stesso palazzo di giustizia, nel frattempo sta attecchendo a vista d’occhio. Boss e delinquenti però non hanno che temere: la Boccassini ha altro da fare. E pazienza se neppure il format tira più. Con chi va Berlusconi agli italiani interessa pochissimo. Basti vedere il flop dello speciale tv.

Al riparo dai riflettori, intanto, un esercito di trombati – questa volta politicamente – si sta dando da fare per occupare o conservare decine di posizioni che contano. Sono gli incarichi tecnici di parlamento e ministeri, segreterie, uffici legislativi e di gabinetto, dove chi è dentro spesso conta più dello stesso deputato, senatore o componente del governo per il quale lavora. Posti chiave talvolta appaltati da decenni agli stessi burocrati. O adesso approdo per politici rimasti senza poltrona. Su questo giornale ce ne stiamo occupando da giorni e nelle pagine interne anche oggi trovate una nuova puntata.

Al riparo dai riflettori accesi su Ruby e tutti gli altri guai giudiziari di Silvio Berlusconi, Camera e Senato lavorano pochissimo (vedi pure su questo il servizio del nostro Vittorio Pezzuto a pagina 5), Palazzo Chigi se la prende comoda nel varare i decreti su Imu e cassa integrazione, imprese e famiglie non sanno come arrivare a fine mese. L’Europa ride e anziché darci più tempo per contenere il deficit, ci chiede di consolidare i conti pubblici. Per dirla con Flaiano, la situazione è grave ma non è seria.