Molti diranno che è il solito, pretestuoso attacco alla Casta. Ce ne faremo una ragione. Perché leggere che a fine anno barbieri, elettricisti e ragionieri di Camera e Senato torneranno ai fasti di un tempo, arrivando a guadagnare, come nel caso dei consiglieri parlamentari (358mila euro l’anno), più di Mattarella o della Merkel provoca un certo senso di smarrimento oltreché di fastidio. Soprattutto se si calcola che il reddito medio dichiarato dagli italiani è di 20.690 euro l’anno. Com’è stato possibile? Semplice: le delibere degli Uffici di presidenza delle due Camere che facevano “dimagrire” certe buste paga, datate 2014 (dopo che era scattata la soglia di 240mila euro per i compensi dei dirigenti di Stato), sono state impugnate e un anno dopo la Commissione giurisdizionale e il collegio d’appello si sono pronunciati dichiarando che i tagli erano legittimi ma dovevano essere temporanei: solo tre anni. A meno di una proroga, che sarebbe più “spintanea” che spontanea visto che è stata la stampa a ritirare fuori l’argomento. E che oltretutto pare esclusa. Lorsignori, insomma, possono tornare a dormire sereni. Noi un po’ meno.
Io sono l’Eni e voi non siete un c…
Ai tempi della Prima Repubblica, quando la politica che molti oggi rimpiangono faceva da tappetino (pieno di soldi) alla grande industria privata, l’avvocato Agnelli mise in chiaro le cose, sostenendo che quello che andava bene alla Fiat andava bene al Paese, e non viceversa. C’era