La solita ricetta di Confindustria. Togliere i soldi ai poveri per metterli in tasca solo alle imprese. Ma il Governo non si fa incantare

Sempre la solita Confindustria e sempre il solito Bonomi. Continuando a ignorare gli aiuti poderosi dati dal Governo alle imprese fin dall’inizio della crisi generata dal coronavirus e incurante della cortesia manifestata comunque ieri dal premier Giuseppe Conte che, nonostante la pioggia di critiche pesantissime, è comunque intervenuto all’assemblea degli industriali, il numero uno di viale dell’Astronomia ieri è tornato a puntare il dito contro l’esecutivo e a tentare di dettare lui l’agenda, con tanto di compiti per casa consegnati al presidente del Consiglio.

SENZA VERGOGNA. “Presidente – ha dichiarato Carlo Bonomi rivolgendosi a Conte – lei ha detto se sbaglio sull’utilizzo del Recovery Fund mandatemi a casa. No, signor presidente. Se si fallisce, nei pochi mesi che ormai che ci separano dalla definizione delle misure da presentare in Europa, non va a casa solo lei. Andiamo a casa tutti. Il danno per il Paese sarebbe immenso. Non ce lo possiamo permettere. È tempo di una azione comune, oppure non sarà un’azione efficace”. E giù con la necessità di riformare gli ammortizzatori sociali, di un piano ambizioso sul Next generation Eu, il piano europeo di rilancio post-pandemia, e con tanto di consegna al Governo di un tomo da 385 pagine, intitolato “Il coraggio del futuro – Italia 2030-2050”.

“Qui – ha sottolineato il presidente di Confindustria – è indicata la nostra visione di Paese e sono declinate in dettaglio tutte le proposte e le misure che proponiamo al Governo per il rilancio dell’economia”. Quasi come se fosse lui il presidente del Consiglio. Per completare poi la difesa di quegli imprenditori che tanto chiedono e poco investono, non poteva poi mancare da parte di viale dell’Astronomia la critica feroce al Reddito di Cittadinanza. I poveri non sono di certo la priorità in certi ambienti e Bonomi, discutendo di riforma degli ammortizzatori sociali ha sottolineato di aver inviato all’esecutivo una proposta ispirata “al varo di vere politiche attive del lavoro, smontando la parte di Reddito di cittadinanza non destinata al contrasto alla povertà ma destinata in teoria alle politiche del lavoro che però, di fatto, per constatazione ormai unanime non funziona”.

Peccato che proprio quella misura e proprio con l’emergenza Covid ha evitato che tante famiglie finissero letteralmente alla fame. Tra un’idea di riforma fiscale e la richiesta di non far pesare sui giovani l’addio a Quota 100, il presidente di Confindustria, al pari quasi dei cosiddetti Paesi frugali, ha poi auspicato rigore sul debito pubblico: “L’unico debito buono è quello utilizzato a fini produttivi”. E tanto per non farsi mancare niente ha fatto pressing pure sul ricorso al Mes.

BARRA DRITTA. Parole che non hanno fatto indietreggiare Conte. Il presidente del Consiglio, nel suo intervento, ha infatti ricordato gli ottimi risultati ottenuti in Europa con il Recovery Fund. E ha poi precisato che con il Covid non si può tutelare l’economia se prima non si bada a tutelare la salute. “Ognuno è libero di valutare autonomamente se l’azione del governo è stata soddisfacente o meno – ha detto – ma sarebbe corretto riconoscere che questo governo è riuscito ad attenuare l’impatto dell’emergenza con una mobilitazione di risorse che non ha precedenti”. Proprio quello che dovrebbe riconoscere Bonomi. “C’è stato un terremoto nel sistema industriale italiano, lo Stato deve esserci altrimenti solo macerie da raccogliere e non potremo permettercelo”, ha infine aggiunto il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli.