La Tv raccontata dai social. Marco D’Annolfi, il fenomeno web trash italiano si racconta

Nella psicotica terra di mezzo dei social network si è imposto il più incisivo dei linguaggi: la gif animata. Maestro indiscusso di questo nuovo trend è Marco d’Annolfi, in arte Trash Italiano. La luce dei suoi occhi? Maria de Filippi. Trash Italiano sta alla signora Costanzo come Milly Carlucci ai vestiti a sirena: è amore puro. Ora lasciamo la parola direttamente al discepolo mariano più fedele:

Andiamo subito al dunque: tua madre o Maria de Filippi. Chi buttiamo dalla torre?
Ma si fanno queste domande? No Maria, io esco dall’intervista. Dovendo scegliere, dico Maria De Filippi, ma solo perché so che lei, essendo una divinità, cadrebbe all’impiedi (e farebbe il 29 % di share).                     

Quando e come hai scoperto di saperci fare con le gif animate?
È nato tutto per caso 2 anni fa. Vedevo sul web molte gif di programmi TV in lingua inglese. Pensando al famoso ‘No Maria, Io Esco’ di Tina Cipollari, mi son chiesto ‘perché non esistono ancora GIF italiane, considerata la quantità infinita di materiale a disposizione?’. Da lì è iniziato tutto.

Trash italiano è un hobby, un lavoro o una sindrome incurabile?
È nata come una curiosità, è diventata una droga ed oggi è un hobby. Al lato della carreggiata compaiono collaborazioni, ma non potrei mai definire tutto questo un lavoro. Non voglio.

Perché in tv si fa fatica a sdoganarti? Sei più utile o scomodo per i personaggi che prendi di mira?
Se parliamo di Trash Italiano come persona, credo debba restare al di fuori dalla televisione. La sua funzione è quella di dare una chiave di lettura diversa destinata principalmente al web, ma devo ammettere che i personaggi che ho avuto l’onore di conoscere si son sempre divertiti, e questo mi rende molto felice.

Com’è nata l’idea di Maria Express?
Maria Express è un progetto che avevo in mente da tempo, da prima del ‘fenomeno Trash Italiano’. È evidente il richiamo a Pechino Express (ho ancora il terrore di trovare una querela nella buca delle lettere). Pensavo di creare una semplice parodia con gli utenti di Twitter, ma non avevo le idee e gli aiuti giusti. Poi è arrivato l’amore per Maria, unito ad alcuni amici che non si son fatti problemi a mettersi in gioco.

Com’è andato il primo incontro con Maria?
Devo svelarvi un segreto: ho incontrato Maria prima di Maria Express. Grazie a Trash Italiano ho avuto l’opportunità di avere delle visioni Mariane e per questo sarò sempre grato ai miei followers. Per quanto riguarda Maria, credo sia davvero un genio in ambito lavorativo. Se andiamo sul piano personale, posso solo dire che è sempre stata molto gentile con me. Altrimenti non starei ancora su Twitter ad urlare ‘MARIA BENEDICIMI’.

Non hai mai fatto mistero della tua omosessualità. Come sono rappresentati i gay nella tv del 2016?
Credo che la TV italiana strumentalizzi ancora molto gli omosessuali. È vero che la TV ha l’obbligo di strumentalizzare qualsiasi cosa, ma quando si parla di gay, si apre un capitolo a parte. Ultimamente vedo progressi e, datemi pure del paraculo (si può dire ‘paraculo’?), credo che il merito vada anche a personaggi come Maria De Filippi (vedi Trono Gay a Settembre).

La tv ti piace solo guardarla o ci stai facendo un pensierino?
Io odio la telecamera. Anche quella del mio telefono. Non so se sarei in grado di far televisione, ma di sicuro non rientra tra i miei desideri. C’è tanto spazio nel backstage.

Tu e Gemma in coppia per Pechino Express. Accetti al volo o voli dalla finestra per il disagio?
Sarebbe il mio sogno proibito. Io amo Gemma Galgani. Anzi, tra qualche anno, io sarò Gemma Galgani.

Dove speri possa portarti l’esperienza di Trash Italiano?
Devo ammettere che mi ha già portato lontano. Grazie a Trash Italiano ho avuto modo di fare esperienze che non avrei mai pensato di vivere nella mia vita. Da una parte spero che Trash Italiano mi porti su altre strade, magari più complesse, ma io mi ritengo già soddisfatto del percorso fatto fino ad ora.

Come ogni trash star tv che si rispetti, scegli uno slogan per chiudere quest’intervista.
Sarò banale, ma voglio usare lo slogan che mi ha portato fin qui: ‘No Maria, Io Esco’