La vergogna degli ospedali psichiatrici

di Carmine Gazzanni

Inizialmente dovevano essere 38 i milioni predisposti dallo Stato affinché le Regioni presentassero i programmi di conversione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Opg) in strutture sanitarie alternative. Oggi, secondo l’ultimo aggiornamento del ministero della Salute e del ministero della Giustizia, la spesa è salita a 88,5 milioni di euro. I costi, dunque, continuano incredibilmente a lievitare. Tutta colpa della lentezza della macchina burocratica regionale che è da anni che dovrebbe chiudere quelli che Amnesty International ha definito “luoghi di tortura”, senza però riuscirci.

RINVII INCREDIBILI
La vicenda è grottesca. Anzi, drammatica, visto che parliamo di vite umane alla deriva, completamente abbandonate a loro stesse. Per capire la realtà dei 6 Opg ancora presenti in Italia bisogna però partire da lontano. È negli anni Settanta che queste strutture prendono vita, in sostituzione dei vecchi manicomi criminali. In realtà, però, cambia poco o nulla: internati imbottigliati di pillole e sedativi, strutture fatiscenti, stanze occupate anche da sette o otto pazienti. Insomma, veri e propri lager. Ecco perché si decide di chiudere le strutture. O, meglio, di convertirle in strutture sanitarie. Dapprima si pensa al 31 marzo 2013 come termine ultimo concesso alle Regioni per presentare appunto il programma di conversione. Ma non è sufficiente, dicono. E allora si va di proroga in proroga, fino all’ultimo decreto firmato dal governo che ha posticipato il termine al 31 marzo 2015. Insomma, in totale due anni di fumo. Di promesse e nulla più.

PACTA SERVANDA (NON) SUNT
Ma la vergogna (perché di questo si tratta) non finisce qui. Nonostante i soldi concessi per la sola conversione (e dunque prescindendo dai costi del personale) siano cresciuti più del doppio, non è nemmeno detto che, anche questa volta, si riesca a rispettare i patti. Secondo l’aggiornamento, infatti, alcune regioni (Friuli, Valle d’Aosta, Campania, Calabria e Sardegna) non hanno ancora trasmesso un programma; altre (Piemonte, Lombardia, Umbria, Marche, Molise, Puglia e Sicilia) l’hanno sì presentato ma risulta “non conforme alle indicazioni ministeriali”. Il risultato è che solo sei regioni hanno trasmesso il progetto.

UNO STATO INCIVILE
Ma l’aggiornamento va anche oltre, con le stime dei tempi di realizzazione delle strutture sanitarie che dovrebbero prendere il posto degli Opg. Il dato è surreale: già da ora infatti sappiamo che tutte le regioni sforeranno nuovamente i tempi stabiliti. Per il Piemonte, ad esempio, si prevede debbano passare 24 mesi. Si arriverà dunque a fine 2016, nonostante il tetto sia stato fissato, come detto, al 31 marzo. Ma c’è anche chi è riuscito a far peggio: per la struttura sanitaria di Abruzzo e Molise sono stati stimati 2 anni e 9 mesi. Si arriverà, dunque, all’estate del 2017. Intanto gli internati continuano a vivere negli opg. Abbandonati. L’ultimo dato parla di 826 detenuti. Anzi, prigionieri. Di uno Stato che ancora pensa di essere civile.