L’aeronautica non ha crisi. Ora decollano altri 2 miliardi: approvati progetti per “sicurezza e difesa”, ma a pagarli sarà lo Sviluppo Economico

di Carmine Gazzanni

Appena il tempo di smentire la notizia per la quale i nostri Tornado sarebbero dovuti partire in guerra contro l’Isis ed ecco che arriva il nuovo finanziamento per l’aeronautica. Se c’è un settore che non conosce crisi, in effetti, è proprio quello degli aerei e velivoli militari e per la sicurezza.

IN RAMPA DI LANCIO – Da bilancio preventivo, d’altronde, quest’anno le spese per armamenti nel settore aeronautico hanno toccato quota 2,6 miliardi di euro. Una cifra stellare che, tuttavia, pesa solo per poco più di un miliardo sulle casse della Difesa. Come LaNotizia ha già documentato, infatti, a correre in soccorso del dicastero di Roberta Pinotti, è da diversi anni a questa parte lo Sviluppo Economico. Non è un caso, allora, che conti alla mano nel 2015 il ministero diretto da Federica Guidi ha sborsato per i programmi aeronautici circa 1,5 miliardi. Ma, si vede, non è bastato. E allora ecco che arriva un nuovo mastodontico stanziamento da poco meno di due miliardi di euro. Tutte a carico, manco a dirlo, dello Sviluppo Economico, pur trattandosi di progetti per i quali l’assegnazione delle risorse avviene, si legge nel documento ministeriale, “sulla base del parere del Comitato per lo sviluppo dell’industria aeronautica” e che conta al proprio interno rappresentanti del Mise, ma anche degli Esteri e, per l’appunto, della Difesa.

SICUREZZA A TUTTI I COSTI – Per capire meglio di cosa stiamo parlando, entriamo più nel dettaglio. Secondo il documento inviato dalla Guidi a Montecitorio per il parere parlamentare (che, si precisa, è solo consultivo), i 2 miliardi finanzieranno ben 41 programmi più disparati. Si va dai 3 progetti per “velivoli ad ala rotante” (da 527 milioni complessivi), ai 12 progetti per “sistemi intergrati per la sicurezza e la difesa” (622 milioni), passando per evoluti impianti di elettronica sempre per la difesa, fino a quelli per la comunicazione di bordo per i quali sono stati disposti 25 milioni di euro. Ma non è finita qui. Nella relazione illustrativa allegata al testo del Mise, infatti, emerge tra le righe una critica (nemmeno tanto celata) della Guidi alla presidente della Camera, Laura Boldrini. Il motivo consisterebbe nel fatto che “l’acquisizione del parere delle Commissioni parlamentari che si richiede in questa sede appare non del tutto coerente”, dato che, dice ancora la Guidi, non si tratta “di programmi o contratti relativi all’acquisizione di sistemi d’arma da parte del Ministero della Difesa”, per i quali è necessario il parere parlamentare. Qualche dubbio, però, sorge se, come abbiamo detto, parliamo di sistemi per la sicurezza e, giustappunto, per la difesa, tanto che l’approvazione dei progetti necessita anche del placet del dicastero della Difesa.

COLOSSALI RITARDI – Quale allora la ragione dell’ammonimento? Difficile dirlo. Certo è che la Guidi “segnala l’urgenza di acquisire il parere delle competenti Commissioni al fine di procedere all’adozione dei necessari provvedimenti di concessione del finanziamento”. Viene allora da chiedersi perchè tanta fretta, al punto da sollecitare la stessa presidente di Montecitorio. Semplice: come spesso accade, infatti, siamo in colossale ritardo. Lo stanziamento poggia sulla legge di stabilità del 2014, tanto che i 41 progetti sono stati approvati con un decreto addirittura risalente a novembre 2013. Un ritardo, dunque, di due anni. E non è finita qui. Perchè la relazione è chiara su un punto: i 2 miliardi stanziati non basteranno per la realizzazione dei progetti. Ecco perchè “saranno finanziati parzialmente […] negli anni 2014, 2015, 2016”. Un avvertimento tra le righe. E manco tanto.

@CarmineGazzanni