Le Lettere

L’affare indiano col gas russo

Prima compravamo il gas da Putin a pochi soldi e adesso lo compriamo da Paesi terzi, che lo acquistano dalla Russia e ce lo rivendono a prezzi maggiorati. Per noi un grande affare!
Aldo Crescia
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Gentile lettore, era prevedibile, tanto che da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, la Cina e l’India hanno acquistato quantità senza precedenti di gas russo. Aspettavano solo di poterlo rivendere a noi stolti. E non solo il gas: anche il petrolio. Qui a darci la mazzata finale è stata la geniale idea di Draghi di porre un tetto al prezzo del greggio russo. Gli altri governi europei per mesi hanno scartato la proposta, ritenuta a ragione una cura peggiore del male. Anche Washington di primo acchito era scettica, ma poi si è convinta che tentare non nuoce (all’America), tanto il conto l’avrebbero pagato gli europei, non gli States che in campo energetico sono autonomi. A quel punto, come al solito, i leader del Vecchio Continente si sono calati le braghe. Et voilà: il 30 aprile la Kpler, azienda francese di consulenze energetiche, ha certificato che l’India è diventato nei primi tre mesi del 2023 il maggiore esportatore verso l’Europa di prodotti petroliferi lavorati. Un miracolo, visto che l’India non ha petrolio. Infatti lo compra dalla Russia, lo lavora per fare il diesel e altri carburanti e ce lo rivende a peso d’oro. Così il petrolio “indiano” diretto in Europa ha superato perfino quello saudita. Un record. È come se il Qatar esportasse ghiaccioli al limone in Lapponia, fatti con il ghiaccio del Trentino e i limoni della Campania. Sarebbe tutto molto buffo, se il conto non lo pagassimo noi.

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