L’Associazione dei Comuni Anci nell’affare dei migranti. Spunta una fondazione piena zeppa di trombati e amici del Pd

di Stefano Sansonetti Un giocattolino niente male ha ormai attecchito all’interno della già affollata galassia Anci. Si tratta di una fondazione, in realtà costituita in sordina nel 2008, ma in tempi recenti messasi in evidenza con una posizione di rilievo nella gestione degli immigrati. Fenomeno a dir poco composito, all’interno del quale, cinicamente parlando, gira un mucchio di soldi. Al centro della scena c’è Cittalia, fondazione dell’Anci, l’associazione dei comuni guidata dal sindaco di Torino Piero Fassino. Ebbene, Cittalia è riuscita a ritagliarsi un ruolo di primo piano nella gestione dei circa 22 mila migranti attualmente ospitati all’interno dello Sprar, ovvero il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati realizzato dagli enti locali. Che i gangli nei quali si è infilata la fondazione dell’Anci siano strategici, se vogliamo, è dimostrato dalla composizione dei suoi organi. Nel consiglio della fondazione, infatti, siedono due esponenti del Pd, nonché renziani di ferro, come Matteo Biffoni, sindaco di Prato, e Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e vicepresidente dei Democratici. Accanto a loro, nel consiglio, siede anche Maria Chiara Fornasari, una della giovani leve di Fi. LA GUIDA Presidente di Cittalia è un altro esponente del Pd, ovvero Leonardo Domenici, sindaco di Firenze prima di Matteo Renzi. Lo stesso Domenici che è stato trombato alle elezioni europee del 2014. Ma perché Cittalia è così strategica? Per capirlo bisogna risalire a quei 22 mila migranti ospitati nell’ambito della rete degli enti locali, il cosiddetto Sprar. Il sistema è quasi interamente finanziato dal ministero dell’interno, oggi guidato da Angelino Alfano, attraverso il Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. In ballo ci sono circa 280 milioni di euro all’anno. Tanti ne servono per sostenere l’accoglienza dei 22 mila migranti che, secondo rilievi dello stesso Sprar, costano in media 35 euro al giorno (la spesa giornaliera sarebbe di 770 mila euro). Come entrano in gioco gli enti locali? Chi vuole proporre un progetto di accoglienza partecipa ad appositi bandi. I progetti vengono sottoposti all’esame di una Commissione di valutazione composta da un rappresentate del ministero dell’interno, da uno dell’Anci e da uno dell’Upi (l’Unione di quelle province che teoricamente dovrebbero essere scomparse). Il ministero, così, finanzia quei progetti che la stessa Anci ha contribuito a individuare come validi. Ma il ruolo dell’associazione dei comuni non finisce qui. Per coordinare tutti i servizi territoriali dell’accoglienza migranti, infatti, sempre il ministero attiva il cosiddetto Servizio centrale, che viene affidato tramite convezione all’Anci. A sua volta, però, l’associazione ha deciso di recente di farsi supportare nella gestione del Servizio centrale proprio dalla fondazione Cittalia, come abbiamo visto infarcita di sindaci renziani. L’ATTIVITA’ Cosa fa, esattamente, questo benedetto Servizio centrale? Monitora la presenza sul territorio dei migranti, aggiorna la banca dati degli interventi, presta assistenza tecnica agli enti locali, supporta l’Anci negli adempimenti connessi alla gestione del Fer (Fondo europeo per i rifugiati). Insomma, come si vede è un ruolo di primo piano in quella filiera che serve a smistare i circa 280 milioni. I quali, naturalmente, servono a remunerare tutte quelle onlus e cooperative a cui i comuni si affidano per la materiale accoglienza dei 22 mila immigrati. I dati più aggiornati ci dicono che al momento la rete degli enti locali (Sprar) ha in gestione 434 progetti, che coinvolgono 382 enti locali. Ma i numeri sono destinati a salire. Non per niente, a luglio scorso, Fassino ha entusiasticamente commentato il nuovo bando per ampliare il sistema Sprar di altri 10 mila migranti in accoglienza, coinvolgendo comuni che ancora non aderiscono alla rete. Twitter: @SSansonetti