Laura Boldrini: “La mia assistente mi prenotava il parrucchiere perché sono una donna sola”

Laura Boldrini parla oggi a Repubblica della vicenda della sua colf e della liquidazione e della sua assistente parlamentare in smart working

Laura Boldrini: “La mia assistente mi prenotava il parrucchiere perché sono una donna sola”

Laura Boldrini è finita nella bufera dopo un articolo del Fatto a firma di Selvaggia Lucarelli in cui si raccontava delle accuse di alcune donne di essere state da lei maltrattate e mal pagate. Nel pezzo si illustrava la vicenda della sua ex colf che ancora doveva ricevere la liquidazione e dello scontro avuto con un’assistente parlamentare.

Laura Boldrini: “La mia assistente mi prenotava il parrucchiere perché sono una donna sola”

Ieri Boldrini ha mandato una lettera di precisazioni al Fatto in cui ha raccontato che il ritardo sulla liquidazione era dovuto alla difficoltà oggettiva di rintracciare Lilia, la donna che le faceva da colf, mentre per il caso di Roberta ha detto di essere rimasta stupita e dispiaciuta dalle lamentele. Oggi l’ex presidente della Camera torna sulla vicenda che l’ha coinvolta in un’intervista a Repubblica. “Lilia, con la quale ho avuto un rapporto sereno per otto anni, ha regolarmente ricevuto il trattamento di fine rapporto. Restano da saldare gli scatti di anzianità maturati”, esordisce.

E poi spiega: “La scorsa estate avevo proposto a Lilia di lavorare anche il sabato, ma lei mi disse di non essere interessata. Abbiamo quindi deciso di interrompere la collaborazione. Era ovviamente messa in regola, e quindi bisognava fare gli ultimi conteggi per chiudere il rapporto di lavoro. I calcoli per gli scatti di anzianità si sono rivelati complicatissimi. “Mi faccio aiutare dal patronato”, mi ha detto Lilia. E io mi sono rivolta alla mia commercialista”.

Riguardo l’ex collaboratrice parlamentare che si è licenziata perché lei le avrebbe negato lo smart working, Boldrini dice: “Voleva lavorare ancora da casa, perché era insorto un problema con il figlio. Le ho fatto presente che sarebbe stato complicato vista la complessità del lavoro da svolgere. Il mio ufficio ha ritmi serrati, avevo bisogno che fosse presente a Roma almeno alcuni giorni. Roberta ha capito. Abbiamo deciso di dividere le nostre strade. Ci siamo salutate con un abbraccio commosso. Sono colpita e dispiaciuta dal suo risentimento”.

Boldrini ammette anche di aver chiesto all’ex collaboratrice di ritirare le sue giacche dal sarto “ma era nei patti”. E sulla prenotazione del parrucchiere ammette: “Può essere capitato. Si occupava anche delle visite mediche. Gestiva la mia agenda e riusciva così a incastrare questi impegni con quelli pubblici”. “Vivo sola, mia figlia è all’estero, non mi muovo in autonomia avendo una tutela”. Alla fine l’ex presidente della Camera se la prende con la stampa di destra e parla di ennesima campagna di odio: “C’è una parte della società che non digerisce le donne assertive e fa di tutto per azzopparle. Non mi farò intimidire”.

Le donne che accusano Laura Boldrini di averle maltrattate e mal pagate

Nei giorni scorsi è arrivato il racconto di Lilia, collaboratrice domestica di nazionalità moldava, che si è dovuta rivolgere a un patronato della Capitale. La sua datrice di lavoro per otto anni, a dieci mesi dalla chiusura del contratto, non le ha pagato la liquidazione.

L’articolo riporta le parole di Lilia: “Io non voglio pubblicità, ma confermo che a maggio dello scorso anno ho dovuto dare le dimissioni. La signora, dopo tanti anni in cui avevo lavorato dal lunedì al venerdì, mi chiedeva di lavorare meno ore, ma anche il sabato. Siamo rimaste che faceva i calcoli e mi pagava quello che mi doveva, non l’ho più sentita. Io sono andata al patronato, ho fatto fare da loro i calcoli. La sua commercialista mi ha detto che mi contattava e invece è sparita. Alla fine, tramite l’avvocato messo a disposizione dal patronato, ora siamo in contatto, mi faranno sapere. Mi dispiace perché non sono tanti soldi, circa 3.000 euro, forse è rimasta male che non abbia accettato di andare il sabato”.

Nell’articolo si raccontava anche la storia di Roberta, ex collaboratrice parlamentare che da Lodi andava a lavorare a Roma. “Guadagnavo 1.200/1.300 euro al mese, da questo stipendio dovevo
togliere costi di alloggio e dei treni da Lodi”, dice. E aggiunge: “Praticamente facevo anche il suo assistente personale, che è un altro lavoro e non dovuto. Dovevo comprarle trucchi o
pantaloni”. A maggio ha chiesto di rimanere in smart working anche dopo il lockdown. Boldrini, secondo Roberta, le ha detto di no. E allora lei ha dato le dimissioni.

Anche un’altra persona conferma: “Tutti i giorni scrive post sui bonus baby-sitter o sui migranti in mare, poi però c’erano situazioni non belle in ufficio. O capricci assurdi. Se l’hotel che le veniva prenotato da noi era che so, rumoroso, in piena notte magari chiamava urlando. Poi magari non ti parlava per due giorni. Io credo che ritenga un privilegio lavorare con lei, questo è il problema. Chiarisco però che alcuni dipendenti li tratta bene, specie chi la adula o chi si occupa della comunicazione, perché quello è il ramo che le interessa di più”.