L’Autonomia che Meloni dona al Veneto (ma rinnega in Campania) vale 300 milioni per la Sanità

L'Autonomia che Meloni dona al Veneto vale 300 milioni in Sanità. Calderoli firma pre-intesa, Cirielli invece dice no

L’Autonomia che Meloni dona al Veneto (ma rinnega in Campania) vale 300 milioni per la Sanità

Sull’edizione di martedì di questo giornale abbiamo lungamente parlato delle mance che a ogni elezione, a partire da quella delle Marche di fine settembre, Giorgia Meloni ha preso l’abitudine di infilare. E questo anche a costo di promettere a una Regione quello che rinnega in un’altra. E così ieri, a poche ore dall’evento di chiusura della campagna elettorale del leghista Alberto Stefani, candidato presidente del centrodestra in Veneto, con i leader della coalizione (premier in testa), il ministro Roberto Calderoli e il governatore Luca Zaia hanno firmato la pre-intesa sull’Autonomia relativa a quattro materie. L’intesa preliminare regola i rapporti su protezione civile, professioni, previdenza integrativa e sanità.

La mancia al Veneto con l’Autonomia (rinnegata in Campania) ammonta a 300 milioni

Con l’Autonomia sulla Sanità “si liberano 300 milioni di euro”, ha spiegato Zaia, facendosi vanto della nuova mancia elettorale. “La sola competenza trasferita per la sanità, cioè la libertà di manovra sui residui, ovviamente davanti a amministrazioni virtuose come la nostra, sono 300 milioni”, ha sottolineato. “Condivido… l’opportunità di procedere alla stipula di un accordo preliminare che guidi il completamento dei negoziati nel solco tracciato dalle disposizioni di cui alla legge n. 86 del 2024, nell’osservanza di quanto stabilito dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 192 del 2024. (…) La autorizzo pertanto, delegandola a tal fine, a sottoscrivere i predetti accordi preliminari con le Regioni Liguria, Lombardia, Piemonte e Veneto”. E’ un passaggio della lettera che la presidente del Consiglio ha scritto a Calderoli, appoggiando e benedicendo la decisione di procedere alle pre-intese con le Regioni sull’Autonomia.

Ma l’Autonomia che Meloni dona al Veneto viene rinnegata in Campania

Che piace però alle Regioni del Nord ma non a quelle del Sud. Così Meloni benedice l’Autonomia in Veneto ma la sconfessa in Campania, chiamate entrambe le Regioni al voto domenica e lunedì prossimi. “La riforma fotografa i diritti di tutte le regioni e dice che servono i soldi per l’Autonomia. Io” comunque “non ritengo di usufruirne” per la Campania e “resto garante dei cittadini campani”, ha detto il candidato del centrodestra Edmondo Cirielli nel corso del confronto su Sky Tg24 con il candidato del centrosinistra Roberto Fico.

Cirielli, ricordiamolo, è del partito di Meloni, ovvero Fratelli d’Italia. “Cirielli appoggia l’Autonomia – ha replicato Fico – ma non la chiederà per la Campania, una bella differenza”. Secondo il viceministro degli Esteri “il governo ha detto che questa Autonomia differenziata che partì dalla sinistra si basa sulla spesa storica e oggi la nuova legge prevede che anche il Sud abbia i Lea al livello delle altre Regioni e solo se saranno uguali potremo dare le autonomie”. In ogni caso, ha aggiunto, “ritengo di non usufruirne”.

L’alibi di Cirielli in Campania

L’Autonomia, ha replicato Fico, “va combattuta, perché crea disparità e diseguaglianza. Contrasteremo senza se e ma un progetto scellerato che mette la croce definitiva sul nostro Sud”. La riforma è stata approvata con un voto nazionale – ha argomentato ancora Cirielli, trovando un alibi per giustificare la contraddizione in termini con quanto avviene in Veneto e in altre regioni del Nord tra i suoi alleati  – e io non posso chiedere in Campania deleghe nuove se De Luca mi ha lasciato disavanzi in sanità, niente medici, infermieri, una situazione ambientale vergognosa. Dovrò quindi prima risolvere i problemi in Campania”.

Calderoli insiste. “Per avere la certezza che tutta la coalizione condividesse il percorso, ho chiesto un vertice di maggioranza alla premier Meloni. Alla presenza di Meloni, Salvini, Tajani, Giorgetti e Casellati mi è stato detto ‘abbiamo condiviso il metodo, i contenuti e il percorso in progress che è stato impostato per definire delle pre-intese'”, ha detto il ministro. “È curioso leggere ‘si ma gli alleati frenano’ quando hai la premier, il segretario della Lega, il segretario di Forza Italia e ministri che mi dicono ‘va bene’. Al di là delle ricostruzioni giornalistiche penso si possa andare avanti”, ha concluso. Cirielli escluso, ovviamente.