Le banche popolari cambiano. E la riforma piace al mercato. Rialzi record in Borsa in vista della nuova legge. Addio al contestato voto capitario in assemblea

Giornata da incorniciare in Borsa per i titoli delle banche popolari italiane. Dopo decenni di tentativi, tutto lascia credere che questa volta il Governo farà sul serio, riformando in profondità questi istituti. Prima e decisamente più rilevante novità sarà l’abolizione del voto capitario, quel meccanismo per cui ogni azionista – indipendentemente dal fatto che avesse un’azione o un milione di azioni – in assemblea votava per uno. Un’arma a doppio taglio. Se da una parte questo schema ha impedito alle nostre Popolari di finire preda del grande risiko bancario, dall’altro ha consegnato gli istituti al controllo di fatto dei sindacati interni o del management, facendo scappare chi era disposto a investire capitali freschi. Grazie agli effetti del primo caso, le Popolari sono rimaste banche del territorio, meno esposte ai giochi spesso fatali della grande finanza speculativa internazionale. Per effetto del secondo caso, le Popolari sono rimaste piccole. Troppo, secondo il Governo.

TITOLI IN VOLATA
Ieri mattina nessuno dei titoli degli istituti popolari sul Ftse Mib è riescito a segnare un prezzo d’apertura, vista la pioggia di contratti in arrivo. La Banca Popolare dell’Emila Romagna e la Popolare di Milano hanno segnato impressionati rialzi teorici, chiudendo la giornata a jajajaja. Forti guadagni anche su Banco Popolare e Ubi. Fuori dal Ftse Mib, balzo superiore al 7% per il Credito Valtellinese e Popolare di Sondrio. A scatenare gli acquisti sono state più di tutto le parole pronunciate venerdì dal premier Matteo Renzi. “Non abbiamo avuto paura di intervenire sul numero di parlamentari, non avremo paura di farlo sul numero dei banchieri”, ha detto il Presidente del Consiglio anticipando il provvedimento di riforma (Investiment Compact) che dovrebbe arrivare oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri. “Ci sono tantissime banche e pochissimo credito, soprattutto per le piccole e medie imprese”, aveva motivato Renzi all’assemblea nazionale del suo partito.

COSA CAMBIA
Ma cosa cambia in concreto con questo provvedimento e perché le Borse festeggiano? La riforma delle Popolari era stata sollecitata da tempo sia dalla Bce che da Bankitalia. Gli istituti si trasformeranno in Società per azioni (Spa) dove gli investitori peseranno sulla base delle loro partecipazioni, sgomberando in tal modo la governance di quelle incrostazioni che rendevano le banche stesse permeabili a interessi di parte (dal personale ai notabili politici), scoraggiando gli investitori internazionali. Non a caso le reazioni dei sindacati sono state tutte negative. Per Lando Sileoni, segretario del sindacato Fabi, trasformare le Popolari in Spa è un errore. Da Federcasse ai confederali non è arrivata però una plateale chiusura (il lavoro contro la riforma si svolge tutto sotto traccia) in quanto un po’ tutti si rendono conto che non sarebbe riuscito a lungo di mantenere un sistema così vecchio e fuori dai mercati.