Le Borse hanno già deciso: il Paese ellenico non ce la fa. Forti vendite su tutti i mercati. Milano perde un altro 3%. Solo l’ombrello di Draghi per ora sta contenendo il panico

Adesso le Borse sembrano non avere più dubbi. La Grecia è fallita e gli scenari possibili sono inquietanti. Meglio alleggerire le posizioni, vendere e liquidare. Pazienza se di liquidità monetaria in teoria ce n’é in sovrabbondanza grazie alla manovra della Banca centrale europea. Ben 60 miliardi di euro che l’istituto guidato da Mario Draghi sta pompando ogni mese nel sistema. È solo per questo che non siamo ancora al panico, con le ondate incontrollabili di vendite. Ma poco ci manca. Anche ieri i mercati hanno bruciato una montagna di miliardi di capitalizzazione.

VINCE LO SCETTICISMO
Piazza Affari ha ceduto il 2,97%, Parigi e Lisbona il 2,3%, Francoforte e Madrid l’1,9%. Nonostante l’apertura annunciata dal presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem a nuove proposte attese da Atene per oggi e il possibile coinvolgimento del fondo salva-Stati Esm, i mercati sono rimasti scettici sulle chance di trovare un’intesa in tempi brevi. E, come se non bastasse, all’andamento tristissimo dei listini ha contribuito anche la giornata negativa del comparto petrolifero tra timori sull’economia cinese, attenzione ai negoziati sul nucleare iraniano che proseguiranno fino a venerdì e apprezzamento del dollaro.

BANCHE NEL MIRINO
Con la performance di ieri (circa 2.500 punti persi in un colpo solo), il Ftse Mib – il principale listino italiano – ha lasciato sul terreno circa il 13% dai massimi del 2015 e il suo bilancio da inizio anno è ancora di +10%. Ma ci siamo rimangiati quasi tutti i guadagni seguiti all’operazione di quantitative easing (la maxi immissione di liquidità monetraia della Bce). Una batosta, soprattutto per le banche. Ieri il Monte dei Paschi di Siena – la Grecia del nostro sistema bancario – ha lasciato sul tappetio un altro 7,5%. A soffrire pure Saipem (-6,7%) nel comparto petrolifero. Tra le blue chip sono stati venduti a dirotto i business “domestici” (bancari e media), ma anche diversi gruppi industriali. Nel comparto del credito, le popolari hanno accusato flessioni molto consistenti: la Banca popolare dell’Emilia Romagna è venuta giù del 6,5%, Bpm del 6,3%, Banco Popolare del 4,2%. Unicredit è scivolata del 3,9%, Ubi del 3%.

MA LO SPREAD TIENE
Nonostante questo quadro da incubo, lo spread tra i nostri Btp e i Bund tedeschi è tornato a salire, ma in modo contenuto. A fine seduta ci si è fermati a 164 punti base, con il rendimento dei decennali italiani al 2,26%. In discesa invece l’euro, segno di una sfiducia crescente verso la moneta unica. La chiusura di ieri è stata poco sotto quota 1,10 dollari, dopo essere sceso ai minimi da 5 settimane. Sui mercati, insomma, si balla sempre più forte.