di Gaetano Pedullà
Mentono sapendo di mentire. Anche oggi molti quotidiani italiani spiegano la flessione di ieri in Borsa con le incertezze sulla sorte del governo. E giù commenti al vetriolo su Berlusconi e i suoi, che mettendo a rischio Letta stanno già procurando un danno ingentissimo alla nazione intera. Senza una parola sui rialzi dei giorni scorsi (che potrebbero spiegare il contrario) o sulle vere ragioni della tensione dei mercati, dovute alle decisioni di politica monetaria delle banche centrali americana e europea, si continua a sostenere che i grandi flussi finanziari mondiali sono tutti spaventati dalle vicende della politica italiana. Come se alla speculazione, l’unica vera molla di quelle grandi slot machine che sono diventate le piazze finanziarie, interessasse qualcosa del teatrino di casa nostra. I giornali più bolliti dei poteri economici e finanziari che li controllano alzano la palla al premier e Letta non si fa scappare l’occasione per tranquillizzarci, come un padre caritatevole: il governo deve andare avanti per il bene del Paese. E se a Palazzo Chigi mangeranno il Panettone, l’Italia aggancerà la ripresa. Ora, a parte il reality show che ci racconta la stampa di quegli stessi poteri più o meno forti che hanno inventato Monti (e adesso Letta), solo ad accendere per un attimo il cervello si capisce subito che non c’è relazione tra un governo che dura senza fare niente o facendo pochissimo e una ripresa vera (mica quelle robe da prefisso telefonico in cui spera il Tesoro per il 2014). Ripresa che invece ha bisogno di manovre shock, di riforme profondissime all’economia, alla giustizia, all’amministrazione dello Stato. E anche alla politica. Una tensione riformista che ai poteri vecchi di questo Paese sta bene solo a parole. Più che sprecare inchiostro sull’altalena delle Borse, forse sarebbe ora di chiedersi quanto ci costa davvero l’attuale tirare a campare per conservare così com’è questo Paese. E qui lo spread sì che volerebbe alle stelle.