Le critiche sulla Manovra non si contano più

Le audizioni che si sono susseguite presso le commissioni riunite Bilancio di Senato e Camera sulla Manovra non sono certo rassicuranti per il governo.

Le critiche sulla Manovra non si contano più

C’è il grido di allarme di Comuni e Province per i tagli pesantissimi che mettono a rischio i servizi essenziali ai cittadini, le preoccupazioni degli artigiani per il ritorno a politiche di austerity, quelle degli imprenditori per l’assenza di misure per la crescita. E ancora: le previsioni di Bankitalia su una crescita asfittica e la poca fiducia negli obiettivi posti dal governo sul fronte delle privatizzazioni. E poi c’è la Corte dei conti che accende un faro sulle spese per la Sanità che si rivelano drammaticamente insufficienti e denuncia una Manovra “complessivamente poco incisiva sotto il profilo di nuovi interventi a favore degli investimenti pubblici a portata generale”, ma con un “forte sbilanciamento verso misure mirate a sostenere progetti specifici, primo fra tutti per peso finanziario, il Ponte sullo Stretto”. E infine l’Istat che richiama sulla carenza dei medici e sul fenomeno delle lunghe liste d’attesa vere barriere all’accesso alle cure.

Le audizioni che si sono susseguite presso le commissioni riunite Bilancio di Senato e Camera sulla Manovra non sono certo rassicuranti per il governo

Le audizioni che ieri si sono susseguite presso le commissioni riunite Bilancio di Senato e Camera sulla Manovra non sono certo rassicuranti per il governo. Ci sono tantissimi enti che hanno problemi a chiudere i bilanci provvisionali, “a meno che non si aumentino le tariffe, ma non tutti possono farlo e poi andrebbe a carico dei cittadini”, ha avvertito Alessandro Canelli, delegato alla finanza locale di Anci e sindaco di Novara.

“I pesanti tagli ai bilanci delle Province andranno a colpire direttamente i servizi ai cittadini, dal riscaldamento delle scuole alla manutenzione delle strade al presidio dei territori”, ha detto il presidente di Upi, Michele de Pascale. “Non possiamo tornare a politiche di austerity, occorre sostenere gli investimenti, l’occupazione e le aree più deboli. Prudenza e attenzione alla tenuta dei conti pubblici, che condividiamo, non devono far mancare l’impegno per alimentare la fiducia delle imprese e la crescita del Paese”, hanno sottolineato Confartigianato, Cna e Casartigiani.

“Ho definito quella legge di bilancio ragionevole nella misura in cui concentra le poche risorse disponibili sulla riduzione per il 2024 del cuneo contributivo” dall’altro lato “la ritentiamo incompleta visto la sostanziale assenza di sostegni agli investimenti privati e a una strategia finalizzata alla crescita e alla competitività”, ha affermato il presidente di Confidustria, Carlo Bonomi. Considerando insieme la legge di bilancio e la delega fiscale, “siamo nella rarissima occasione dove una manovra espansiva toglie risorse al sistema produttivo perché toglie l’Ace”, 4,7 miliardi e “siamo in negativo di un miliardo”. E sull’abrogazione dell’Ace ha acceso un faro anche Bankitalia.

Per Bankitalia l’economia si conferma fiacca anche nel trimestre in corso

La sua abolizione appare in controtendenza rispetto agli orientamenti della Commissione europea, ha indicato il vice capo dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, Andrea Brandolini. Per via Nazionale l’economia si conferma fiacca anche nel trimestre in corso. Bankitalia quantifica i benefici derivanti da proroga del cuneo e Irpef a tre aliquote in 600 euro annui ma suona la sveglia sul fardello del debito. “La decisione di attuare una manovra espansiva, associata a un piano di privatizzazioni, implica che il rapporto tra il debito pubblico e il Pil scenda solo marginalmente nel prossimo triennio. L’elevato livello del rapporto è un elemento di vulnerabilità per il Paese”.

E ancora. Lo sgravio contributivo, la voce che assorbe più risorse nell’attuale manovra, ha natura transitoria, come nello scorso biennio, con un impatto limitato al prossimo anno. “Per evitare di dover ricorrere tra un anno a bruschi aumenti delle aliquote contributive o a nuovi scostamenti di bilancio, sembra opportuno definire nei prossimi mesi l’orientamento per il medio termine”. I tagli alla spesa sanitaria poi vengono certificati e da Bankitalia e dalla Corte dei Conti.

Senza visione, piena di tagli, persino punitiva. I giudizi sulla manovra finanziaria mettono d’accordo tutti

“Le tendenze illustrate nella Nadef e l’aumento del finanziamento al Servizio sanitario nazionale indicano che la spesa sanitaria pubblica in rapporto al Pil nel prossimo triennio diminuirebbe gradualmente, al di sotto del livello medio nel quinquennio precedente la pandemia (6,5%)”, dice via Nazionale. “Entro i margini di manovra molto ristretti in cui si collocano gli interventi della legge di bilancio, le risorse destinate alla sanità sono certamente rilevanti. Esse non sono tuttavia sufficienti ad invertire il profilo riflessivo già disegnato nel quadro tendenziale”, ha detto il presidente della Corte dei Conti, Guido Carlino. Che parla di un sentiero molto stretto in cui si colloca la Manovra, esposto “alle intemperie di una congiuntura economica e sociale difficile”.

E ancora: “Se appare corretto l’implicito richiamo in tutte le aree dell’azione pubblica ad un più attento utilizzo delle risorse, il quadro è soggetto al pericolo di non riuscire a mantenere la qualità dei servizi offerti, rischiando di vanificare, specie nel caso delle fasce più deboli della popolazione, il beneficio monetario che ci si propone di dare”. E infine i rischi di tagli alla spesa successivi alla spending review. Le disposizioni su ministeri, Regioni, comuni e città metropolitane rappresentano il fulcro “del nuovo processo di revisione della spesa e sono tutte caratterizzate dalla volontà di assicurare il raggiungimento degli obiettivi di risparmio anche in assenza di condivisione con le amministrazioni interessate. La forte spinta al conseguimento dell’obiettivo è senz’altro da apprezzare, dicono i magistrati contabili, ma “le riduzioni di spesa sono esposte al rischio di tradursi in tagli di voci che debbono successivamente essere rifinanziate, come non di rado avvenuto in passato”.