Le forbici di Meloni sulla Manovra: tagli all’Assegno di inclusione, alla Rai e alle emittenti locali

Dimezzato un mese di Adi; via 30 milioni a viale Mazzini; tolti 20 milioni alle tv locali. Gli emendamenti alla manovra del governo sono solo tagli

Le forbici di Meloni sulla Manovra: tagli all’Assegno di inclusione, alla Rai e alle emittenti locali

Quando c’è da tagliare, governo e maggioranza non hanno dubbi. A rimetterci sono sempre gli ultimi. L’ultimo esempio è l’emendamento alla Manovra che punta a introdurre una stretta all’Assegno di inclusione. La novità arrivata ieri sera riguarda il primo mese di rinnovo della misura di sostegno. L’importo, infatti, sarà dimezzato. Un mezzo passo indietro, quindi, rispetto alla decisione dello stesso governo di azzerare la sospensione.

Insomma, per i beneficiari dell’Assegno di inclusione era arrivata l’illusione di poter evitare il mese di stop prima del rinnovo, ma la marcia indietro sembra ora probabile. Con questa proposta governativa, viene riscritto l’articolo della Manovra che prevedeva la cancellazione della sospensione di un mese tra i primi 18 mesi di contributo e la proroga che può arrivare a un anno. Secondo la relazione tecnica i risparmi della norma saranno di circa 100 milioni.

Manovra, via 30 milioni anche alla Rai (e TeleMeloni si lamenta)

Altro colpo di forbice è stato riservato alla Rai, che si vedrà sottrarre 30 milioni di euro in tre anni dal finanziamento derivante dal canone di abbonamento per esercizi pubblici e commerciali e professionisti. Lo prevede una riformulazione di un emendamento parlamentare alla manovra. Viene inoltre deciso che queste risorse siano “ridotte di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2026, 2027 e 2028”. Un colpo che ha messo in allarme persino i vertici di TeleMeloni, che hanno espresso “Preoccupazione per il taglio finanziario”, poiché “una ulteriore riduzione delle risorse per la Rai avrebbe comunque ripercussioni sulla capacità produttiva e sulla possibilità di competere sul mercato, in particolare per quanto riguarda i grandi eventi”. Persino il sindacato ultrameloniano dei giornalisti Unirai si è detto contrario, perché “i tagli al canone indeboliscono servizio pubblico”.

Più fondi all’editoria, ma i soldi sono tolti a Tv e radio locali

E, sempre in tema di editoria, arrivano complessivamente 60 milioni di euro in più nel Fondo unico per l’editoria, di cui 40 milioni l’anno per il triennio 2026-28 di nuove risorse e 20 milioni derivanti dalla riduzione della dotazione del fondo vincolata all’emittenza locale. Tradotto: si tolgono 20 milioni alle emittenti locali.

La norma interviene anche sulla gestione del fondo, stabilendo che il riparto, tra le finalità di competenza della Presidenza del Consiglio (circa 230,5 mln nel 2026) e gli interventi a sostegno dell’emittenza locale (111,5 mln nel 2026), può essere rimodulato con un decreto del Presidente del Consiglio.

Un’iniziativa che ha suscitato le vibranti proteste della Lega. “Non è accettabile che il rafforzamento del comparto dell’editoria avvenga penalizzandone un altro, quello delle emittenti radiofoniche e televisive locali, che rappresentano un presidio essenziale di informazione, democrazia e coesione sociale nei territori”, ha tuonato il senatore del Carroccio, Giorgio Maria Bergesio.

Marcia indietro di Giorgetti sull’oro: “Mai detto di volerlo usare per il debito”

Infine ieri sera il ministro Giancarlo Giorgetti, dopo giorni di polemiche, dal palco di Atreju ha provato a uscire dall’impasse sull’oro di Bankitalia. “Ho visto una grande polemica e grandi discussioni rispetto ad un principio che noi riteniamo elementare: l’oro che è posto a garanzia della moneta, prima della lira e oggi dell’euro, appartiene di fatto al popolo italiano”, ha detto.

“Naturalmente gestito dalla Banca centrale, basta vedere il bilancio. Ho visto che è stato chiesto al commissario Ue Dombrovskis se potevamo utilizzarlo per ridurre il debito: nessuno ha mai proposto questo”, ha aggiunto.

E ha concluso: “Ho semplicemente chiarito che questo principio politico era giusto venisse codificato nelle leggi dello Stato italiano. L’oro non è di proprietà della Bce o della Banca d’Italia, è gestito da loro, ma è un patrimonio che appartiene al popolo italiano. Credo, già domani, l’emendamento 1.1 possa essere formalizzato”.