Le Lettere

Le Lady di ricotta

Ma la Meloni non era sovranista, l’Italia prima di tutto, Europa scansati? Non doveva essere la nostra Lady di Ferro? A giudicare dalla penosa sottomissione all’Ue, alla Nato e ora a Trump sui dazi, la chiamerei piuttosto la Lady di Ricotta.
Miriam Giusti
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Gentile lettrice, moltissimi lettori de La Notizia la pensano come lei. Ma credo che sui dazi sia concorde la maggior parte degli italiani a prescindere dal giornale e dall’orientamento politico. Financo Gentiloni, che è sempre cauto come una tartaruga marina, è sbottato: “C’è poco da festeggiare… le merci europee avranno una supertassa senza precedenti”. Del resto a maggio questo giornale stigmatizzò il viaggio a Washington della premier, che vi arrivò carica di doni non richiesti per Trump: 10 mld di investimenti italiani in Usa, 10 mld di acquisti di armi americane, raddoppio degli acquisti di gas americano e l’impegno a non varare la web tax contro i colossi statunitensi. Tornata a casa, Meloni è stata la più attiva nell’Ue nel sostenere la linea del cedimento a Trump, contro il parere di quanti (non solo Macron) volevano “usare il bazooka”. E dunque cosa ci si poteva aspettare? Si sa che se una persona si presenta a un incontro già inchinata a 90 gradi, le infauste conseguenze vengono da sole. Idem per la von der Leyen, un’altra Lady di Ricotta, brava a elargire soldi europei all’Ucraina. Lei e Meloni dicevano: l’obiettivo è ottenere dazi zero per zero, ossia via tutti i dazi. Guardi com’è finita: le nostre merci in America pagano il 15%, le merci americane in Europa pagano lo zero per cento: uno zero c’è, ma è solo a favore dell’America.