Le penne star in Tv incassano in silenzio. A Travaglio 125mila euro da La7. Soldi per le ospitate mai rivelati

Sui soldi ai giornalisti c'è un silenzio generale. Ora è stato reso noto anche quanto incassa Travaglio da La7

Medico cura te stesso. Ci fossero stati a quell’epoca i nostri giornalisti, San Luca nel suo Vangelo avrebbe potuto prendersela con gli scribi prima che con i sottoscrittori del giuramento di Ippocrate. L’evoluzione di una professione che lo storico direttore di Panorama, Lamberto Sechi, aveva definito mirabilmente nella massima dei “fatti separati dalle opinioni” oggi fa dei giornalisti “che contano” dei perenni opinionisti a prescindere dai fatti. Una deriva dove spesso le star di carta stampata e televisione diventano perfetti supporter politici. Ai giornali che parlano alla più vasta platea possibile di lettori si sono sostituiti “giornali tribù”, che si accontentano della comunità di fedeli della propria parrocchia, sia essa quella dei nemici di Renzi, degli amici di Berlusconi o dei simpatizzanti di Grillo. Mentre dentro le corazzate – Stampubblica e Corriere della Sera – convivono giornalisti amici e nemici del governo e dei grandi partiti. Siamo onesti: il giornalismo è diventato la prosecuzione con altri mezzi dello stesso antagonismo in atto tra i partiti o in specifiche aree della nostra società e culturali.

In questo fervore a favore dell’obiettivo da colpire, spesso a prescindere da una rappresentazione veritiera dei fatti, certi giornalisti star non risparmiano sentenze perentorie e senza appello. Confondendo la penna con la toga, condannano senza passare dal tribunale, dove confidenze come quelle fatte dal boss Graviano in carcere su Berlusconi sarebbero sottoposte all’onere di qualche prova prima di diventare elemento processuale. Per i giornalisti star a cui è utile quello che dice Graviano non importa se le frasi contro il Cavaliere siano riferite da un delinquente criminale in cella da 24 anni per strage. Anzi. A chi fa notare la strana coincidenza tra un’intercettazione ambientale di quasi un anno e mezzo fa e la divulgazione a solo due giorni da un turno elettorale, la pennastar più star di tutte – Marco Travaglio – ha spiegato sul suo Fatto Quotidiano che la questione è senza senso perché magistrati, inquirenti e giornalisti informati dei fatti sanno che Graviano dice il vero, mentre tutti gli altri cultori del dubbio sono sepolcri imbiancati, finti tonti, mandanti, suggeritori, complici, manigoldi, se va bene sprovveduti che brancolano nel buio.

Giornali tribù – Ai suoi lettori tifosi va bene così e a meno che non cadano in testa insidiose citazioni in giudizio come quella avanzata dal procuratore aggiunto di Napoli Woodcock contro La Notizia per aver avanzato dubbi sull’inchiesta e la fuga di notizia del caso Consip, vivaddio ognuno può dire la sua, indipendentemente dal poter provare certi assiomi. Per questi giornalisti star senza l’onere della prova non c’è bisogno di rendicontare, di spiegare, meno che meno di scusarsi se decine e decine di loro articoli si dimostrano nel tempo indifendibili come è successo allo stesso Travaglio o a Maurizio Belpietro andando dietro alle verità inventate dal capitano dei carabinieri Scarfato, a quanto trapela al momento in sintonia con il giudice Woodcock, nell’inchiesta che coinvolgeva il padre di Matteo Renzi. Così questi giornalisti possono prendere soldi per andare in televisione e continuare a dirci la loro senza che nemmeno si sappia dei compensi che percepiscono a questo scopo. I dispensatori delle verità finiscono così per essere i primi sacerdoti del segreto. Quello su loro stessi.

Zitti zitti – E d’altra parte in un Paese dove la Tv pubblica, foraggiata con i nostri soldi, non rivela quanti milioni pagava di stipendio a un non giornalista come Fabio Fazio, bisogna aspettare che un piccolo azionista de La7 ponga nell’assemblea della società la questione dello stipendio a Travaglio per sentirne parlare per la prima volta. Una domandina che la signora Lilly Gruber ovviamente si è guardata dal fare al suo ospite fisso, che ora sappiamo dall’editore Urbano Cairo prendere almeno 125 mila euro a stagione. Cifra che dobbiamo prendere per buona senza riscontro perché La7 non la dichiara, come ha fatto Fazio e fino a ieri Travaglio e chissà quante altre penne star, che credevamo liberi pensatori e invece stavano a libro paga. Giornalisti prezzemolini in Tv che ci raccontano tutto di tutti, anche sui prestigiosi giornali dove lavorano, evitando per ragioni di riservatezza (?) dal dirci di loro. Coerentissimi.