Le pensioni anticipate non sono più sostenibili: a dirlo è lo stesso governo che le promette

Il Def smentisce le promesse elettorali del governo e della Lega: le pensioni anticipate, dalla Quota 100 in poi, non sono sostenibili.

Le pensioni anticipate non sono più sostenibili: a dirlo è lo stesso governo che le promette

La spesa per le pensioni lievita e la colpa è soprattutto dei nuovi anticipi pensionistici, a partire dalla Quota 100. A scriverlo nel Def è lo stesso governo che da tempo afferma di voler superare la legge Fornero e di puntare a introdurre nuovi meccanismi di uscita anticipata dal lavoro. 

Una promessa-richiesta su cui punta da anni la Lega. Ovvero proprio il partito di cui fa parte il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, colui che il Def l’ha scritto. Insomma, per Matteo Salvini le promesse elettorali sulle nuove quote per andare prima in pensione sono sempre più difficili da mantenere, se anche il suo stesso collega di partito scrive che sono costate troppe.

Quanto sono costate le pensioni in Italia

L’aumento di spesa per le pensioni è stato di 70 miliardi in più in sei anni, come spiega il Sole 24 Ore. Un dato registrato tra l’inizio del 2019, con l’entrata in vigore della Quota 100, e quest’anno. A influire è anche, soprattutto in tempi più recenti, l’indicizzazione degli assegni previdenziali. 

Ma non è ancora finita, perché il Def sottolinea che andrà persino peggio: fino al 2027 arriveremo a 99,6 miliardi di spesa in più. Le uscite per le pensioni arriveranno in totale a 368,1 miliardi, ovvero il 15,5% del Pil. Nel 2018 erano solamente 268,5 miliardi, ovvero il 15,2% del Pil. Già a fine 2024 si arriverà a quota 337,4 miliardi (15,6% del Pil), con una crescita del 5,8% rispetto a dodici mesi prima. 

Se poi si considerano tutte le prestazioni sociali, come gli assegni alle famiglie e i sussidi, dalla fine del 2018 alla fine del 2024 l’aumento sarà di 98,6 miliardi, una cifra che salirà fino a 132,5 miliardi nel 2027. 

Il salasso delle uscite anticipate dalla Quota 100 in poi

Nel Def viene sottolineato come, fino a tutto il 2023, a trainare quest’aumento di spesa siano state soprattutto le misure per il pensionamento anticipato, ovvero la Quota 100 e tutti i suoi successori. A questo si aggiunge la preoccupazione riguardante la spesa per i costi di indicizzazione, in netto aumento nonostante l’adeguamento all’inflazione sia stato solo parziale. 

Allo stesso tempo preoccupano tutti gli interventi del periodo 2019-2022, tra cui anche la stessa Quota 100. E anche nei prossimi tre anni le cose non andranno diversamente, con un costante aumento della spesa. Anzi, in futuro la situazione potrebbe persino peggiorare, considerando che è atteso un aumento del numero di pensioni con una diminuzione degli occupati a causa dell’andamento demografico del Paese.