Il no al canguro dei Cinque Stelle fa saltare le Unioni civili. E ora il Pd chiede l’ennesimo rinvio di una settimana

di Lapo Mazzei

Ecco se qualcuno pensava che fosse tutto già scritto, dovrà ricredersi.  Perché la partita parlamentare sulle Unioni Civili è davvero un match senza esclusione di colpi. Tanto che il Movimento 5 Stelle è riuscito nell’impresa di scardinare  i piani di tutti. “Il M5S ribadisce con forza la necessità e l’urgenza di dare subito al Paese una legge sulle Unioni civili”, afferma il capogruppo M5S in Senato Nunzia Catalfo, “la nostra è una posizione chiara e coerente che abbiamo dimostrato sin da subito, non presentando nemmeno un emendamento, e che abbiamo ribadito, opponendoci a uno strumento come il canguro che serve solo al Pd a mascherare le sue difficoltà interne”. Insomma, se battaglia parlamentare che lo sia davvero. Sino in fondo.

“I dem non si azzardino a scaricare le responsabilità sul M5S, noi chiediamo che si voti a viso aperto, i nostri voti a questa legge ci sono sempre stati e continueranno ad esserci, ma nel rispetto del dibattito parlamentare”, spiegano i pentastellti, “il M5S non ha nulla da temere dal voto palese, per questo non è giustificabile l’ulteriore rinvio dell’Aula chiesto da Sel. La smettano di giocare con i diritti delle persone, diamo subito questa legge al Paese”. Facile a dirsi, un po’ meno da realizzare. “Il M5S tradisce il suo popolo e tutta l’Italia”, sostiene con forza la vicesegretaria dem, Debora Serracchiani,  nel commentare la decisione del M5S di non votare il cosiddetto “canguro”. “Oggi potevamo segnare una data storica ma Grillo e la sua oligarchia hanno imposto uno stop assurdo ai diritti civili nel nostro Paese, andando contro il loro elettorato e contro il buonsenso. Un partito non può giocare sulla pelle delle persone”,  chiosa la Serracchiani, “solo per il miserabile calcolo di fare lo sgambetto al Pd”. Ragioni giuste o sbagliate che siano è del tutto evidente che il partito del premier ha incassato male il colpo e non sa come reagire all’azione dei grillini, tornati ad essere protagonisti.

Anche perché  Sel  ribadisce di aver “chiesto il rinvio del voto sull’emendamento Marcucci perché, dopo la presa di posizione dell’M5S, era evidente che il voto avrebbe messo a rischio l’intera legge sulle Unioni civili. Abbiamo sempre detto che di fronte a una legge che è fondamentale per mettere fine a una odiosa discriminazione non ci sono alchimie e calcoli di convenienza che tengano: la nostra unica priorità è difendere il ddl”, afferma la presidente del gruppo Misto-Si Loredana De Petris. “Ora”, prosegue la senatrice di Sinistra italiana, “ci auguriamo che il Pd rifletta e decida di ritirare l’emendamento canguro per discutere e votare la legge articolo articolo per articolo”. Sarebbe una bella prova di maturità per tutti.  Resta il fatto che l’Aula del Senato ha approvato la richiesta di sospensione della seduta sul ddl Cirinnà con 155 sì, 141 no e 3 astenuti. Un voto netto avvenuto al termine del dibattito sul super-canguro, che ha visto il Pd in difficoltà con il cambio di strategia del Movimento 5 stelle che ha annunciato il “no” al super canguro di Andrea Marcucci. In realtà le astensioni al Senato valgono come voto contrario e quindi lo scarto si abbasserebbe a 11. Ancora una volta, spiega un senatore lasciando l’Aula, il voto dei verdiniani di Ala è stato determinante. In Transatlantico raccontano che l’imput è arrivato dallo stesso Denis Verdini che ai suoi ha raccomandato di allinenarsi con il Pd. A favore del rinvio della seduta, poiché era una questione procedurale, anche i Cattodem. La spaccatura della maggioranza è stata evidente con il “no” di Ap (Ncd-Udc) alla sospensione. Soltanto Paolo Bonaiuti, da Area Popolare, ha votato con il Pd per il rinvio.