L’economia è ingessata e l’Italia non cresce dal 2011

di Carola Olmi

Gli italiani se ne sono accorti da tempo. Adesso ce lo conferma anche l’Istat: il Paese è in stagnazione dal 2011. E anche a tener conto dei nuovi metodi statistici introdotti solo di recente su base europea, il Pil nel primo trimestre 2014 si ferma a zero rispetto al mese precedente (era -0,1%). Il secondo trimestre conferma il calo dello 0,2% sul trimestre precedente e dello 0,3% su base annua. Se la guardiamo dal punto di vista del potere d’acquisto delle famiglie, in termini assoluti nel secondo trimestre del 2014 il Pil è calato a 385,776 miliardi di euro: il valore più basso dal primo trimestre del 2000, ovvero da 14 anni.

CRESCE IL DEFICIT
L’Italia dunque non cresce dal secondo trimestre del 2011. Il Prodotto interno lordo, infatti, è risultato negativo pure nel quarto trimestre del 2013: -0,1%, quando finora ci eravamo illusi di aver centrato un mini-rimbalzo, confidando sul precedente metodo di calcolo che ci vedeva in crescita, seppure di un minuscolo +0,1%. E non finisce qui. Peggiora anche l’andamento del deficit in rapporto al Pil. Nei primi due trimestri del 2014 il rapporto tra indebitamento netto e Prodotto è stato pari a 3,8%, con un peggioramento di 0,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. Nel secondo trimestre, in particolare, l’indebitamento è stato dell’1,1%, superiore di 0,4 punti percentuali nel confronto con lo stesso trimestre del 2013. Si tratta comunque di dati stagionali, frutto anche della varianza delle entrate fiscali, che non hanno valore agli occhi di Bruxelles.

TASSE ALLE STELLE
Si produce meno e di conseguenza si pagano meno tasse. Il che è un bene neutro per i cittadini (visto che hanno meno ricchezza), ma non per lo Stato. Sul fronte della pressione fiscale infatti nei primi sei mesi dell’anno questa è stata pari al 40,7%, in calo di 0,5 punti percentuali su base annua (era al 41,2%). Si rovescia la medaglia, però, guardando solo al secondo trimestre, quando il gettito registra un aumento di 0,1 punti, con la pressione al 43,2%. Davvero troppo per un Paese fermo al palo.