Cannabis per tutti. La legge sulla liberalizzazione delle droghe leggere arriva a Montecitorio. Ma c’è chi si oppone ancora

Ancora una volta si torna a parlare di liberalizzazione. La proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis, infatti, è stata inserita per la prima volta nel calendario trimestrale dei lavori di palazzo Montecitorio. Notizia che fa gioire i partiti tradizionalmente più favorevoli alla liberalizzazione delle droghe leggere’ ma che spacca la maggioranza.

Ancora una volta si torna a parlare di liberalizzazione. La proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis, infatti, è stata inserita per la prima volta nel calendario trimestrale dei lavori di palazzo Montecitorio. Notizia che fa gioire i partiti tradizionalmente più favorevoli alla liberalizzazione delle droghe leggere’ ma che spacca la maggioranza. Tanto che dal Pd, nonostante diversi esponenti del partito tifino per una rapida legiferazione in materia, fanno notare che il provvedimento è stato calendarizzato come penultimo punto nel mese di dicembre. Come a dire: abbiamo altre priorità. La presidente della Camera, Laura Boldrini, da parte sua afferma di prendere atto come sempre delle sollecitazioni, ma di voler rispettare al contempo l’autonomia delle commissioni.

L’arco parlamentare, ovviamente, a riguardo si è diviso. Se per il capogruppo di Sel Arturo Scotto bisogna accelerare sull’esame del provvedimento; per Maurizio Lupi non è compito della presidenza della Camera sollecitare i presidenti delle Commissioni, la cui autonomia va rispettata. Gioiscono i Radicali, uno dei partiti da sempre favorevolie alla liberalizzazione: “Bene la calendarizzazione, ma la strada per far approvare la proposta di legge per la legalizzazione della cannabis è tutta in salita. E le insidie sono dietro l’angolo”, avverte Rita Bernardini. Insorge invece il centrodestra: Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, chiede alla maggioranza di occuparsi del lavoro dei giovani e non di dare loro “canne”. E anche Forza Italia, con Luca Squeri, chiede che il Parlamento si occupi di cose “serie”.