Strade inutili e treni da incubo. Così per i pendolari ogni giorno è un calvario. Il Rapporto Pendolaria di Legambiente boccia le ferrovie regionali. Circumvesuviana e Roma-Lido le peggiori

Legambiente boccia le ferrovie regionali. Circumvesuviana e Roma-Lido le peggiori. Così per i pendolari ogni giorno è un calvario.

Strade inutili e treni da incubo. Così per i pendolari ogni giorno è un calvario. Il Rapporto Pendolaria di Legambiente boccia le ferrovie regionali. Circumvesuviana e Roma-Lido le peggiori

Se per magia domani si avverasse il sogno del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e sullo Stretto di Messina si materializzasse il tanto desiderato Ponte, il leader leghista, appena arrivato in Sicilia, potrebbe avere un brusco risveglio e trovarsi catapultato dalla favoletta che a lui piace raccontare all’incubo di dover percorrere i 267 chilometri che separano Messina da Trapani in 9 ore e 14 minuti.

Lo stesso tempo di percorrenza che un treno ad alta velocità impiega per andare da Milano a Roma e tornare dalla capitale nel capoluogo lombardo.

Più asfalto, meno rotaie. Legambiente boccia le ferrovie regionali

è anche per riportare Salvini con i piedi per terra che Legambiente, nel suo rapporto annuale Pendolaria, la storica campagna di denuncia dedicata ai treni regionali e locali, al pendolarismo ed alla mobilità urbana, chiama per ben due volte in causa il titolare del dicastero delle Infrastrutture (“Al ministro Salvini chiediamo di dedicare ai pendolari almeno la stessa attenzione che ha messo in questi mesi per il rilancio dei cantieri delle grandi opere”) e invita il governo Meloni a far diventare il tema dei pendolari e del trasporto su ferro una priorità dell’Esecutivo, perché “il nostro Paese ha bisogno di aumentare sensibilmente il numero di passeggeri che viaggiano in metro e in treno, se vuole migliorare la qualità dell’aria e ridurre le emissioni di CO2 come previsto dall’Accordo di Parigi”.

Da nord a sud l’Italia di quanti, lavoratori e studenti, devono utilizzare i mezzi pubblici, vive gli stessi problemi. Essere pendolari vuol dire dover mettere in conto che andrai in stazione ma il treno che avresti dovuto prendere è stato cancellato o arriverà con un ritardo che continuerà ad aumentare nel tragitto fino alla stazione destinazione, o che non troverai posto a sedere perché il convoglio si compone di pochi vagoni con una capacità di posti enormemente inferiore a quella che sarebbe necessaria.

Il parere

Persistono, sempre secondo Legambiente, le differenze nelle aree del Paese, e a pagarne lo scotto è soprattutto il Mezzogiorno, dove circolano meno treni, i convogli sono più vecchi – con un’età media di 18,5 anni, in calo rispetto a 19,2 del 2020 ma molto più elevata degli 11,9 anni di quelli del nord – e viaggiano su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate. Le corse dei treni regionali in Sicilia, ad esempio, sono ogni giorno 506 contro le 2.173 della Lombardia, che ha una popolazione pari al doppio dei siciliani (rispettivamente 10 e 5 milioni) ma un’estensione inferiore a quella dell’isola. Il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani, commentando i dati di Pendolaria, sottolinea come “negli undici anni dal 2010 al 2020, sono stati fatti più investimenti sulle infrastrutture per il trasporto su gomma che su ferro.

Stando ai dati del Conto nazionale trasporti, dal 2010 al 2020 sono stati realizzati 310 km di autostrade, a cui si aggiungono migliaia di chilometri di strade nazionali, a fronte di 91 chilometri di metropolitane e 63 km di tranvie”. “Al discorso quantitativo sulla lunghezza delle reti va affiancato quello della qualità e soprattutto dell’utilità delle opere autostradali che si sono costruite negli ultimi anni, in particolare al nord. Si tratta di infrastrutture che hanno devastato intere aree naturali, impattato il paesaggio e che continuano ad essere vuote, richiedendo di conseguenza un continuo supporto economico ai contribuenti, al contrario di quanto promesso inizialmente”, si legge ancora nel rapporto, che cita come esempi negativi la Bre.bemi, la Pedemontana Lombarda e la Tangenziale Est Esterna di Milano “che hanno occupato oltre 1.000 ettari di suoli in precedenza agricoli”.

I numeri della vergogna secondo Legambiente

Per tornare ai numeri di Legambiente, sono circa 3 i milioni di pendolari, al 2019, che ogni giorno si spostano in treno per raggiungere i posti di lavoro e di studio tra carrozze sovraffollate, degrado, ritardi. Nel 2022 si è registrato un ritorno dei passeggeri sui treni nazionali e regionali dopo oltre due anni di calo, dovuto alle disposizioni e alle restrizioni di contrasto alla pandemia e ai timori dei cittadini.

Trenitalia ha dichiarato un aumento complessivo di oltre il 40% dei passeggeri rispetto al 2021, con punte del 110% per quelli ad Alta Velocità. In aumento anche il numero di treni regionali in servizio, considerando tutti i gestori, anche se con notevoli differenze tra le Regioni: 2.788 i treni regionali in circolazione in Italia nel 2021, contro i 2.666 del 2020. Tra le note positive, grazie alle risorse europee, nazionali, regionali e di Trenitalia, attraverso i contratti di servizio, è in corso il rinnovo del parco dei treni circolanti: nel 2021 l’età media si è attestata a 15,3 anni, in leggero calo rispetto ai 15,6 anni del 2020 (nel 2016 era 18,6 anni). Un punto dolente per il trasporto ferroviario è invece l’inadeguata attenzione da parte delle Regioni.

Dati da incubo

Nel 2021 gli stanziamenti sono stati, in media, pari allo 0,57% dei bilanci regionali, in miglioramento rispetto allo 0,34% registrato nel 2020, ma in diminuzione rispetto allo 0,65% del 2019. Come ogni anno, anche per il 2023 Pendolaria ha stilato la classifica delle dieci peggiori linee ferroviarie d’Italia.

Nelle prime posizioni le Ex linee Circumvesuviane, la Roma-Lido e Roma Nord-Viterbo, la Catania-Caltagirone-Gela, a seguire Milano-Mortara, Verona-Rovigo e Rovigo-Chioggia, Genova-Acqui-Asti, Novara-Biella-Santhià, Trento-Bassano Del Grappa, Portomaggiore-Bologna, Bari-Bitritto. Una buona notizia è che il Pnrr prevede il finanziamento di 200 milioni di euro per l’acquisto di nuovi treni Intercity, in particolare per le regioni del sud.