Giorgia Meloni ha già messo le mani avanti, facendo capire che uno dei prossimi dossier da affrontare, magari dopo la Manovra, è quello della legge elettorale. E bisogna farlo con un occhio alle politiche del 2027, il vero obiettivo della presidente del Consiglio. La riforma non sarà facile, considerando che anche nella maggioranza le idee sono diverse, ma l’obiettivo di vincere ostacolando il campo largo potrebbe unire le destre.
Meloni ha già detto, negli scorsi giorni, che vorrebbe inserire l’indicazione obbligatoria del premier sulla scheda elettorale. Progetto coerente con il disegno del premierato. Ha anche ricordato che la legge elettorale non è compito del governo, ma del Parlamento. Lanciando però un messaggio: non si può rivedere la legge dopo l’approvazione del premierato. Quindi la legge va fatta in quell’ottica, pensando al premierato anche se la riforma ora è ferma.
Legge elettorale, dal nome del premier allo stop ai collegi uninominali: le ipotesi
La prima e più importante novità, quindi, potrebbe essere l’obbligo di inserire il nome del premier sulla scheda. Ipotesi che va di pari passo con la cancellazione dei collegi uninominali, secondo quanto racconta la Repubblica.
Una mossa che punta chiaramente a mettere in difficoltà il campo largo. Innanzitutto, perché dovrebbe fare una scelta e indicare un candidato, che sia Conte o Schlein o anche un altro nome. Primo possibile motivo di spaccatura. Tra l’altro con il rischio che emerga ancora con più evidenza con le primarie.
Poi c’è la questione dei collegi: se non ci fossero più, potrebbe venir meno un vero e proprio collante per il campo largo, che ovviamente sa di doversi alleare prima proprio per i collegi uninominali, dove vince semplicemente chi ha un voto in più. I mal di pancia, però, potrebbero riguardare anche la maggioranza. Non tutti sono d’accordo, soprattutto i partiti più piccoli come Noi Moderati e Udc che rischiano di non avere seggi e quindi parlamentari eletti. Ma una soluzione per restare al potere, c’è da giurarlo, verrà trovata.