La Sveglia

Leggi anti-mafia sotto attacco. Gratteri in trincea sul 41 bis

La normalizzazione della mafia, denuncia Gratteri, si potrebbe scorgere nella lentezza con cui il governo sta predisponendo l’insediamento della Commissione antimafia e nel cambio di registro narrativo.

Leggi anti-mafia sotto attacco. Gratteri in trincea sul 41 bis

Ci sarebbe un obiettivo chiaro dietro la normalizzazione della mafia e dietro l’antimafia stanca di questi ultimi anni: “Da un po’ di anni è in corso una sorta di smobilitazione della legislazione antimafia e del sistema carcerario partendo dal mantra che le mafie non ci sono più, Cosa Nostra non c’è più, e che quindi non c’è più pericolo e bisogna abolire il 41 bis”. A dirlo è il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri parlando dal carcere di Opera.

La normalizzazione della mafia, denuncia Gratteri, si potrebbe scorgere nella lentezza con cui il governo sta predisponendo l’insediamento della Commissione antimafia e nel cambio di registro narrativo

Il magistrato ha difeso il 41 bis spiegando che “non è un sistema penitenziario tipo Guantanamo” e che “chi è detenuto al 41bis, dal punto di vista astratto, sta più comodo di chi è all’alta sicurezza o tra i comuni. Chi è al 41bis – ha detto Gratteri – sceglie di continuare a stare lì perché ha la possibilità, collaborando, di uscirne subito”. È vero, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro alla Giustizia Carlo Nordio fin dal loro insediamento ripetono a gran voce che il “41 bis” non si tocca ma in tema di mafia bisogna tenere allenato lo sguardo lungo e la lettura complessiva.

La normalizzazione della mafia, come denunciata da Gratteri, si potrebbe scorgere nella lentezza con cui il governo sta predisponendo l’insediamento della Commissione antimafia e nel cambio di registro narrativo. Sulla Commissione antimafia pesano i dubbi sulla deputata di Fratelli d’Italia Chiara Colosimo, indicata come nuova presidente. Ieri alcuni familiari delle vittime di mafia (Salvatore Borsellino, Paolo Bolognesi, Manlio Milani, Federico Sinicato, Stefano Mormile, Nunzia Agostino, Paola Caccia, Pasquale Campagna, Giovanni Impastato, Angela Gentile Manca) hanno scritto una lettera aperta in cui denunciano i rapporti tra la deputata meloniana e il terrorista dell’eversione di destra Luigi Ciavardini.

Ciavardini, esponente – assieme ad altri criminali come Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro – del gruppo eversivo neofascista dei Nar, è stato condannato definitivamente per l’omicidio del poliziotto Francesco Evangelista e del magistrato Mario Amato e ovviamente per la strage della stazione di Bologna, dove morirono 85 persone. Ma soprattutto Ciavardini è legato ad alcune associazioni che da anni chiedono l’abolizione del 41 bis. E qui si torna al punto di partenza.

“È accettabile che si scelga, per un ruolo così importante, una persona che non si vergogna di avere rapporti con uno stragista che mai si è pentito? E, ancora, solo a noi appare evidente il gigantesco conflitto di interessi della probabile futura presidente? È così che lo Stato onora le vittime delle stragi terroristico-mafiose e chiede fiducia ai loro familiari?”, chiedono i familiari. Di attacco al 41 bis e di sconti di pena ha parlato anche Salvatore Baiardo, già condannato per avere favorito la latitanza dei fratelli Graviano.

Secondo l’ex gelataio (ritenuto inattendibile da più parti) l’arresto di Matteo Messina Denaro rientrerebbe in uno “scambio” che prevederebbe anche l’abolizione del carcere duro. Infine c’è un’ulteriore stranizza, per dirla alla siciliana. Meloni e Salvini, sempre pronti a prendersi il merito di qualsiasi operazione contro la criminalità organizzata, negli ultimi mesi sono insolitamente cauti nel festeggiare le maxi operazioni (come quelle di ieri, con 3 tonnellate di cocaina sequestrate o gli arresti di ‘Ndrangheta e Sacra corona unita). Esultare per gli arresti potrebbe essere controproducente per la mafia che non ci deve essere più?