Letta ora vuole difendere il Reddito di cittadinanza che aveva bocciato

Dopo i fischi alla marcia per la Pace Letta vuole fare un'altra figuraccia chiamando la piazza sul Reddito di cittadinanza. Misura M5S che il Pd non ha votato.

Dall’alleanza progressista al grande freddo degli ultimi mesi. Passa il tempo ma tra il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle, passati nel volgere di un battito di ciglia da compagni di governo a rivali, continua il grande gelo anche su questioni che, almeno in teoria, potrebbero avvicinarli. Sta succedendo in queste ore in relazione al testo della manovra, il quale decreterà la fine del Reddito di cittadinanza, su cui le due forze dell’opposizione condividono un giudizio decisamente negativo, reputando il testo lacunoso e pericoloso visto che punirebbe i più deboli mentre strizzerebbe l’occhio ai furbetti, ma che non sembra bastare per farle agire all’unisono.

Dopo i fischi alla marcia per la Pace Letta vuole fare un’altra figuraccia chiamando la piazza sul Reddito di cittadinanza. Misura M5S che il Pd non ha votato

Al contrario Enrico Letta ha pensato bene di anticipare tutti e, senza concordare nulla con il Movimento 5 Stelle, ha indetto una manifestazione di piazza per contestare la legge di Bilancio del governo guidato da Giorgia Meloni.

Qualcuno potrebbe avere una sensazione di déjà vu ed effettivamente sta andando in scena la copia pressoché speculare di quanto successo a inizio novembre in occasione della marcia per la pace. In entrambi i casi Giuseppe Conte è stato il primo a prendere la parola, all’epoca dei fatti per chiedere lo stop alla guerra mentre in questo per annunciare di voler organizzare un evento a difesa del Reddito di cittadinanza, dicendosi pronto a scendere in piazza.

E ieri come oggi Letta, anziché aggregarsi per dare vita a una manifestazione unitaria delle opposizioni, ha preferito fare di testa sua proponendo un evento targato Partito democratico da celebrare prima di quello che verrà organizzato dal Movimento 5 Stelle. Insomma è il secondo atto di quella che si può chiamare una guerra delle piazze con i dem che stanno provando a riaffermarsi come una forza territoriale quando, ormai da tempo, hanno perso il radicamento sociale nelle fasce popolari.

In altre parole un harakiri preannunciato specie alla luce del fatto che proprio questa larga fascia di persone che il Pd ha dimenticato, ora è terreno di conquista dei Cinque Stelle. Del resto che le cose stiano così lo si è visto già in occasione del sit-in di metà ottobre quando il Pd, deciso ad anticipare la manifestazione del M5S, è riuscito a racimolare uno sparuto numero di sostenitori.

Al contrario il Movimento, assieme a centinaia di associazioni, soltanto un paio di settimane dopo ha letteralmente invaso la Capitale con un fiume di persone munite di striscioni e bandiere arcobaleno.

Il bello è che il Partito democratico – come già successo nel caso della manifestazione per la pace – si sta lanciando in un’altra operazione che è difficilmente comprensibile sotto il profilo logico e rischia di causare non poca confusione nei suoi stessi elettori. Quando si è scelto di manifestare per chiedere un tavolo per le trattative di pace, il soggetto preposto a farlo non poteva che essere il Movimento 5 Stelle che in Parlamento si è battuto per lo stop all’invio di armi a Kiev.

Il Pd, al contrario, ha sempre sostenuto la necessità di supportare senza se e senza ma l’Ucraina. Questo non significa che i dem volessero fare guerra ma certamente rende poco credibile il tentativo di porsi come i leader di un’iniziativa di pace a tutto tondo. Un errore logico che rischia di ripetersi anche questa volta visto che si andrà in piazza per gli ultimi degli ultimi, a difesa del Reddito di cittadinanza.

Una misura che è stata voluta dal Movimento 5 Stelle contro tutto e tutti, perfino contro quel Partito democratico che all’epoca dei fatti – ossia ai tempi del governo gialloverde con Matteo Salvini – neanche votò il provvedimento. Gli stessi dem che ora, non si capisce su quali basi, vogliono intestarsi la battaglia a difesa della misura contro la povertà.

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