Tre mesi di cura Letta e nel Pd si sono moltiplicate le correnti. Altro che guerra ai capibastone: il partito è più balcanizzato che mai

L’ultima vittima della guerra tra bande interna al Pd è stato Nicola Irto che qualche giorno fa ha deciso di non candidarsi in Calabria.

Tre mesi di cura Letta e nel Pd si sono moltiplicate le correnti. Altro che guerra ai capibastone: il partito è più balcanizzato che mai

L’ultima vittima della guerra tra bande interna al Pd è stato Nicola Irto che qualche giorno fa ha deciso di lasciare l’incarico, conferitogli dai dem a febbraio, di candidarsi alla presidenza della Calabria per il centrosinistra. Irto ha parlato di “morsa feudale delle correnti”. Eppure il segretario Enrico Letta all’assemblea chiamata ad eleggerlo aveva detto: “Sono stato un uomo di corrente per tutta la mia vita, però un partito che lavora per correnti, come qui da noi, non funziona. Dobbiamo superare insieme questa sclerotizzazione”.

Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. E da quel dì sono nate tre nuove “aree culturali”: Prossima, nata dall’iniziativa – fra gli altri – di Furfaro e Oddati, le Agorà Democratiche promosse da Bettini ed Energia Democratica di Ascani. Ma a sentire i promotori di queste aree non c’è nessuna volontà di mettere in difficoltà il segretario. L’intento non è quello di sponsorizzare personaggi di spicco per un posto al sole ma di portare avanti idee e proposte.

Tra i nomi di peso di Prossima quelli della presidente Pd, Valentina Cuppi, di Marco Furfaro, di Stefano Vaccari, di Paola De Micheli, di Nicola Oddati. Ovvero molti zingarettiani. L’altra iniziativa delle Agorà democratiche, alla presentazione della quale hanno partecipato tra gli altri lo stesso Letta e l’ex premier Giuseppe Conte, è stata varata da Goffredo Bettini. In parte sovrapponibile a Prossima, per quello che riguarda la vocazione di sinistra, quello di Bettini si configura come un think thank aperto.

Sebbene rifiutino l’etichetta di correnti si tratta di altre aree che si vanno ad aggiungere a quelle già esistenti. Resistono quelle che fanno riferimento ai ministri Andrea Orlando e Dario Franceschini. Areadem fa riferimento al ministro della Cultura e annovera tra le sue fila anche la viceministra agli Affari Esteri Marina Sereni, l’ex ministra della Difesa Roberta Pinotti, i senatori Franco Mirabelli e Luigi Zanda. Dems è la corrente del ministro del Lavoro. Fra i nomi, la vicepresidente del Senato Anna Rossomando, l’ex viceministro all’Economia Antonio Misiani e l’ex ministro Peppe Provenzano.

Accanto a queste, ci sono poi le correnti di Base Riformista e dei Giovani Turchi. I secondi sono guidati da Matteo Orfini e fanno parte della corrente anche alcuni fra i parlamentari più giovani, come le deputate Giuditta Pini e Chiara Gribaudo. A livello numerico, soprattutto in Parlamento, la corrente più estesa è Base Riformista, formata dai renziani che non hanno seguito l’ex segretario in Italia viva. A guidarla sono Lorenzo Guerini e Luca Lotti, da sempre fedelissimo di Matteo Renzi.

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Membri di spicco sono Simona Bonafè, Andrea Marcucci, Simona Malpezzi, Emanuele Fiano. L’area più a sinistra all’interno del Pd si completa con “Sinistra radicale”, guidata da Gianni Cuperlo. Si colloca in questa cornice Barbara Pollastrini. Più sfumata, ma sempre di impostazione liberale, è la posizione di Energia Democratica, corrente fondata da Anna Ascani. La sottosegretaria allo Sviluppo economico nel governo Draghi è stata a lungo molto vicina alle posizioni del renziano Roberto Giachetti.

Chiude l’elenco Fianco a Fianco, nata per sostenere nella corsa alla segreteria Maurizio Martina. Che oggi si è dimesso dal Parlamento per andare alla Fao. Tra gli esponenti principali Graziano Delrio, Tommaso Nannicini, Matteo Mauri, Debora Serracchiani. Caso a parte sono gli amministratori locali del Pd, non coinvolti nella gestione nazionale del partito ma molto attivi e “propositivi” sulla scena pubblica. Come il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, quello di Firenze Dario Nardella, i governatori Vincenzo De Luca e Stefano Bonaccini.