di Monica Tagliapietra
Dopo un anno di trattative arriva il via libera all’aiuto di Stato che salva Mps. L’atteso lascia passare ai Monti bond, 3,9 miliardi necessari a evitare il collasso della banca senese avventuratasi in operazioni spericolate e attualmente oggetto di inchieste e processi, è arrivato dalla Commissione europea. I commissari si sono convinti che quell’iniezione di denaro non è illegittimo. La ricapitalizzazione è assicurata e le garanzie statali per altri 13 miliardi pure. A far rompere gli indugi all’Europa è stato soprattutto l’impegno preso dal Monte dei Paschi per raccogliere 2,5 miliardi sul mercato e a riscattare completamente le quote dei titoli pubblici entro i prossimi cinque anni. Errori, illeciti, violazioni sono stati messi da parte. Per la Commissione è più importante garantire stabilità. Per Bruxelles il piano redatto assicura inoltre la redditività della banca nel lungo termine, senza che lo Stato debba poi tornare a intervenire con ulteriori aiuti. Apprezzati la prudenza sullo spread relativo alle obbligazioni sovrane italiane, il return on equity competitivo alla fine del periodo di ristrutturazione, il miglioramento dell’efficienza e la riduzione dei costi operativi. Secondo l’Europa, infine, i rischi per l’istituto di credito si sono ridotti grazie a miglioramenti apportati alla struttura di governance, alla riduzione dell’esposizione al debito sovrano e alla limitazione delle attività di trading. Il contributo di Mps alla ristrutturazione, per i commissari, riduce il rischio che il mercato venga distorto. Superato lo scoglio europeo e messo al sicuro l’aiuto statale, Rocca Salimbeni si dovrà ora occupare di rispettare i patti, facendo cassa e rimborsando quanto prima i Monti bond, evitando così interessi salati. Un obiettivo che ha portato il Cda di Mps a proporre un aumento di capitale di 3 miliardi, da sottoporre ai soci nell’assemblea del prossimo 27 dicembre.