Stavolta sono loro a lanciare un appello per avere il prima possibile una legge, per dare ai malati terminali l’ultima parola, per chiedere che ognuno possa decidere della propria vita. I medici che ogni giorno condividono la quotidianità dei loro pazienti, le loro tragedie e soprattutto le loro sofferenze, sono stanchi di stare a guardare e sono stanchi di agire dietro le quinte. Il testo è stato presentato ieri alla Camera dei deputati nell’ambito di una conferenza organizzata dall’Associazione Luca Coscioni. A firmarlo, tra gli altri, Carlo Alberto Defanti, Primario emerito Ospedale Niguarda, membro della Consulta di Bioetica e medico di Eluana Englaro, Michele Galluci, direttore della Scuola Italiana di Medicina e Cure Palliative, Componente del Comitato per l’Etica di Fine Vita (Milano). Perché quello che devono affrontare i malati terminale è un percorso ancora troppo complicato e pieno di ostacoli. Sono passati anni dalle prime iniziative di sensibilizzazione in materia, ma non esiste ancora nel nostro Paese una legge sul fine vita.
Lunga battaglia – Questo obbliga molte persone che si trovano in condizioni critiche, ma naturalmente solo quelle “più fortunate” che posso permetterselo, ad andare all’estero per mettere la parola fine alla loro vita, come abbiamo spiegato noi de La Notizia nell’edizione di martedì. “Quella sul fine vita è una battaglia che conduco da 25 anni – spiega Carlo Alberto Defanti. Una delle prime iniziative della Consulta di bioetica, risale al ‘92, quando fu preparata una carta di autoderminazione dei malati. Abbiamo steso diversi documenti come la Biocard del ‘95 o il primo disegno di legge del ‘96, ma non abbiamo ancora ottenuto niente”. Per un lungo periodo Defanti è stato il medico di Luana Englaro, uno dei simboli del fine vita in Italia. Per questo anche lui è diventato uno dei protagonisti di questa battaglia in Italia. Dopo un incidente, Luana ha vissuto per 17 anni in stato vegetativo, fino alla morte nel 2009 per disidratazione. A curarla dal ‘96 al ‘99 fu proprio Defanti che conosce le difficoltà delle famiglie dei malati terminali. Intanto è slittato di una settimana l’approdo in aula della proposta di legge sul testamento biologico. L’avvio dell’esame da parte dell’assemblea di Montecitorio era inizialmente previsto per lunedì prossimo, 20 febbraio, ma vista la necessità della commissione Affari sociali di avere più tempo per concludere i lavori, è stato chiesto un rinvio di sette giorni.