Libertà di stampa: politici-editori, querele temerarie, leggi bavaglio, Garanti politicizzati. Ecco perché Ranucci rilancia l’allarme

Dopo le immagini del commissario alla Provacy che entra nella sede di FdI, Ranucci torna alla carica denunciando gli attacchi a Report

Libertà di stampa: politici-editori, querele temerarie, leggi bavaglio, Garanti politicizzati. Ecco perché Ranucci rilancia l’allarme

Dopo la solidarietà per l’attentato subito la scorsa settimana “hanno ricominciato a delegittimare Report“. Parola di Sigfrido Ranucci che ieri, intervenendo a Montecitorio alla presentazione del libro di Rula Jebreal, Genocidio, ha riaperto lo scontro col centro-destra sul caso dell’audio dell’ex ministro Giuliano Sangiuliano e sulla libertà di stampa in Italia.

L’attacco al conflitto di interessi di Angelucci

“Se si volesse affrontare il tema dell’informazione, bisognerebbe avere la coscienza e la mappatura di cosa sta accadendo in questo momento: abbiamo editori omologati, editori politicizzati, addirittura un senatore, uno dei più assenteisti della storia, che gestisce giornali che usa come un manganello”, ha detto il giornalista, riferendosi all’editore di Libero, Tempo e Giornale, Antonio Angelucci.

Lo scoop sul membro dell’Authority pescato a entrare nella sede di FdI

“Oggi tre quattro articoli contro di me, e dopo tutta questa solidarietà sono contento mi stavo annoiando, anche perché è una solidarietà ipocrita non nascondiamolo”. Il riferimento è alle polemiche suscitate dalla trasmissione della prova (inoppugnabile) che mostrava Agostino Ghiglia, membro dell’Authority della privacy (quella che ha comminato a Report una multa da 150mila euro per aver trasmesso l’audio tra l’ex ministro e sua moglie, e che dovrebbe essere super partes), entrare mercoledì scorso, tre giorni dopo l’attentato e due prima della notifica dell’ammenda, nella sede di Fratelli d’Italia, in via della Scrofa. Non certo una dimostrazione di indipendenza.

“Volevano farmi togliere la parola genocidio”

Per Ranucci, però, c’è un “dato inoppugnabile, lo dicono tutti i tribunali d’Italia”, cioè che “nella sua storia trentennale” Report “ha detto la verità. E continueremo a fare il nostro e continueremo a impegnarci per consegnare alle nuove generazioni un futuro migliore”.

“Negare la libertà significa negare la realtà, negare alla gente di essere informata, cancellare con queste azioni nel presente la memoria del futuro” e questo, ha proseguito, è “il tentativo che si sta facendo con tutta una serie di leggi che ci stanno consegnando verso l’oblio di Stato. In un contesto di guerra usano le bombe, in un contesto di pace usano le querele temerarie”, ha aggiunto Ranucci.

Infine il conduttore ha ricordato come in Rai abbia dovuto combattere anche solo per poter usare la parola “genocidio” per i servizi su Gaza: “Mi si chiedeva continuamente di cambiare il titolo e il lancio della puntata, qualcuno si è anche sorpreso per il fatto che l’avessimo usata”.

Per conte il caso Ranucci-Ghiglia è “il mondo al contrario”

Per il presidente M5s, Giuseppe Conte la sanzione del Garante a Ranucci dimostra che esiste un problema circa l’autonomia dell’Autorità: “L’ordine dei giornalisti aveva già derubricato il caso. Ci ritroviamo con un provvedimento molto pesante, ma soprattutto con un episodio inquietante: un membro dell’Autorità garante della privacy che il giorno prima si trova, guarda caso, nella sede del partito, Fratelli d’Italia, dove incontra anche Arianna Meloni”, ha detto ieri Conte.

“Siamo di fronte a un mondo alla rovescia, a un mondo capovolto – aggiunge – ed è ancor di più scandaloso il fatto che da un anno sia stata paralizzata la funzionalità, l’operatività della commissione di Vigilanza sulla Rai. In quella commissione la presidenza spetta di diritto all’opposizione per esercitare funzioni di garanzia e di controllo contro la maggioranza di turno e nel dialogo, ma anche per garantire alle opposizioni che ci sia pluralismo e sia tutelato il giornalismo d’inchiesta. Invoco ancora una volta i presidente di Camera e Senato e tutte le massime autorità del Paese perché intervengano per porre rimedio a questo scandalo”.

Per la dem Picierno, invece, è tutto normale

Chi invece non avverte un pericolo per le libertà fondamentali in Italia, a partire da quella della stampa, è la dem Pina Picierno. “Non credo affatto che in Italia ci sia un rischio legato alla tenuta democratica del Paese”, ha detto ieri l’eurodeputata che mira a scalzare Elly Schlein dalla segreteria Pd, “L’Italia ha un sistema di pesi e contrappesi maturo e adulto, che ci consente di non essere preoccupati rispetto alla tenuta democratica del nostro grande Paese. Detto questo, è chiaro che rispetto alla libertà di stampa – non da oggi, le denuncio da almeno un decennio – abbiamo conosciuto un’involuzione, un deterioramento delle condizioni in cui giornaliste e giornalisti italiani, di destra e di sinistra, sono costretti a lavorare”.

Poi però ha aggiunto: “Ciò che è accaduto a Ranucci è inaccettabile, abbiamo fatto un sit-in bipartisan in Parlamento Europeo, così come pensare di portare in tribunale un intellettuale come Roberto Saviano. Mi auguro che non accada mai più che intellettuali o giornalisti vengano trascinati in tribunale da esponenti politici”. A proposito di solidarietà di facciata…