Il Parlamento libico lancia un severo allarme sulla situazione della sicurezza nella Libia occidentale, con particolare preoccupazione per la capitale Tripoli, che – secondo la Commissione per la Difesa e la Sicurezza Nazionale – rischia di sprofondare in una nuova spirale di violenza. In un comunicato dai toni durissimi, la Commissione mette in guardia contro “il possibile deterioramento della situazione” e denuncia “tentativi di trascinare la capitale in nuovi conflitti armati”, in un contesto segnato dal caos politico e dall’assenza di un’autorità unificata.
“La sola via per garantire la stabilità – si legge nel testo – è il ritiro di tutte le formazioni armate dalle città e la consegna delle armi, unificando le forze sotto l’egida dell’Esercito Nazionale Libico”. Per la Commissione, ogni altra soluzione rischia di alimentare ulteriormente il clima di instabilità e ostacolare il percorso verso elezioni democratiche.
Il comunicato non risparmia critiche alla comunità internazionale, accusata di contribuire al protrarsi della crisi libica: “Le soluzioni imposte dall’estero non sono politiche, ma mirano a prolungare la crisi”, afferma la Commissione, che indirizza un avvertimento diretto anche alla missione delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL). “Avvertiamo la missione internazionale di cessare le sue ingerenze nelle questioni sovrane della Libia. Il suo ruolo dovrebbe limitarsi a facilitare un accordo tra i libici, non a imporlo”.
Libia, il Parlamento lancia l’allarme sicurezza: “Tripoli rischia nuovi conflitti armati”
L’intervento del Parlamento arriva in un momento in cui la regione occidentale del Paese, e Tripoli in particolare, continuano a essere teatro di tensioni e movimenti militari, nonostante gli annunciati accordi tra le parti. Una situazione che preoccupa anche la popolazione civile, già duramente colpita da anni di instabilità e conflitti.
Nel ribadire che “la stabilità potrà essere raggiunta solo con lo smantellamento delle milizie e l’unificazione delle istituzioni militari sotto un unico comando”, la Commissione parlamentare chiede un cambio di rotta netto, sia sul piano interno che sul fronte delle relazioni con gli attori internazionali.