Un nuovo episodio di violenza scuote la fragile stabilità della capitale libica. Questa mattina, il tribunale distrettuale di Abu Salim a Tripoli è stato preso d’assalto da un gruppo armato legato all’Agenzia per la Sicurezza Generale. L’irruzione è avvenuta subito dopo la condanna di uno degli affiliati del gruppo, provocando momenti di panico all’interno dell’edificio giudiziario.
Secondo quanto riportato da fonti locali, gli uomini armati hanno aperto il fuoco nei corridoi del tribunale, costringendo giudici, avvocati e cittadini a fuggire per mettersi in salvo. Nessuna vittima è stata finora confermata, ma l’episodio ha immediatamente sollevato un’ondata di indignazione pubblica e istituzionale.
L’attacco ha riacceso i riflettori sulle tensioni crescenti tra alcune agenzie di sicurezza e le istituzioni giudiziarie, in particolare nel distretto di Abu Salim. L’area è nota per la storica influenza del Gruppo di Supporto alla Stabilità guidato da Abdelghani Al-Kikli, detto “Gneiwa”, e continua a essere teatro di frizioni tra milizie e organi dello Stato.
Caos in Libia e tensioni tra forze di sicurezza e magistratura: assaltato un tribunale di Tripoli
Sotto accusa l’Agenzia per la Sicurezza Generale, guidata da Abdullah Al-Tripoli, fratello del ministro dell’Interno del governo di unità nazionale, Imad Al-Tripoli. Numerosi video diffusi sui social nelle ultime settimane documentano presunti abusi e violazioni dei diritti umani da parte di membri dell’agenzia, alimentando un acceso dibattito pubblico sul ruolo effettivo delle forze di sicurezza nel Paese.
L’episodio ha messo in ulteriore imbarazzo il Ministero dell’Interno, già criticato per non garantire la piena indipendenza del potere giudiziario e il rispetto dello Stato di diritto. Organizzazioni per i diritti umani e voci della società civile hanno chiesto l’apertura immediata di un’inchiesta per individuare e punire i responsabili dell’assalto, definito un atto gravissimo e una minaccia diretta all’ordine democratico.
“La violazione di un tribunale rappresenta una linea rossa. È un attacco alla giustizia, ma anche alla sovranità dello Stato”, ha dichiarato un attivista libico per i diritti umani. L’auspicio è che l’incidente possa finalmente spingere le autorità ad affrontare con decisione il problema dell’impunità e della commistione tra potere politico e milizie armate.
La Libia, ancora alle prese con una transizione fragile e istituzioni divise, rischia ora di scivolare ulteriormente in un clima di instabilità e sfiducia. A pagarne il prezzo più alto, ancora una volta, è il diritto dei cittadini alla giustizia e alla sicurezza.