Licenze taxi, ecco la brillante idea del Terzo polo: raddoppiare il privilegio

Le licenze dei taxi sono bloccate dalle amministrazioni locali che hanno generato un mercato interno con prezzi stratosferici.

Licenze taxi, ecco la brillante idea del Terzo polo: raddoppiare il privilegio

Liberale, Pedro, con juicio, si puedes. Nell’eterno problema delle licenze dei taxi si inserisce il cosiddetto Terzo polo che per l’occasione si riunisce (Azione e Italia Viva) e presenta un proposta di legge sulla liberalizzazione dei taxi. Punto di partenza: in Italia i taxi sono pochi troppo pochi. In periodi come questi, con l’estate che richiama turisti, il servizio non riesce a coprire la domanda. Chi ha provato a mettere mano alla legge che regola l’attività dei taxi, del 1992, è sempre stato subissato dalle proteste della categoria. Le proteste finora hanno sempre funzionato.

Le licenze dei taxi sono bloccate dalle amministrazioni locali che hanno generato un mercato interno con prezzi stratosferici

Il tema principale è quello delle licenze, bloccate dalle amministrazioni locali, che hanno generato un mercato interno con prezzi stratosferici. Liberalizzare le licenze – come dovrebbe fare soprattutto un liberale – significa inevitabilmente provocare il crollo del loro valore. È il mercato, funziona così. Anche per questo le amministrazioni comunali seppur consapevoli della mancanza di taxi nel loro territorio non ne rilasciano di nuove pur potendolo fare dal Decreto Bersani del 2006.

La direttiva europea “Bolkestein” che chiede all’Italia di promuovere la parità di professionisti e imprese nell’accesso ai mercati è fortemente osteggiata dai partiti di governo (Fratelli d’Italia e Lega in primis). Il ministro Matteo Salvini (a cui è finita in mano la patata bollente) si è limitato a promettere “un servizio migliore” (qualsiasi cosa voglia dire) senza entrare nel merito. Il Terzo polo azzarda: regaliamo un licenza a tutti tassisti con l’obbligo di rivenderla in 24 mesi scaduti i quali ritornerebbe alle amministrazioni locali che la venderebbero a prezzo di mercato.

Ovvero: paghiamo i tassisti perché non facciano casino. I governi Renzi e Monti avevano provato a tappare il disservizio proponendo concessione agli Ncc per mettere a disposizione un veicolo ai poveri ingolfati negli aeroporti e nelle stazioni. I tassisti scesero in piazza, strepitarono, scioperarono e non se ne fece niente. Ora l’illuminazione del cosiddetto Terzo polo: se li paghiamo per non protestare? A Bruxelles ne saranno felicissimi. Ora non resta che regalare una spiaggia ai gestori di lidi per convincerli a stare buoni. Raddoppiare il privilegio e chiamarlo liberalizzazione.