Licenziamenti senza fine. Grazie al premier dei Migliori. Whirlpool, Gianetti, Gkn: l’elenco delle chiusure è lungo. Effetto della cura sostenuta da Confindustria

Whirlpool, Gianetti, Gkn: l’elenco delle aziende che hanno avviato i licenziamenti è lungo. Effetto della cura sostenuta da Confindustria.

Licenziamenti senza fine. Grazie al premier dei Migliori. Whirlpool, Gianetti, Gkn: l’elenco delle chiusure è lungo. Effetto della cura sostenuta da Confindustria

Ecco cosa succede ad assecondare Confindustria. Nel giorno in cui il Parlamento vota il decreto Sostegni bis, con dentro la fine del divieto dei licenziamenti, chiesto a gran voce dalle imprese, arriva l’ennesimo aggiornamento sulla mattanza in corso sul mercato del lavoro. La Whirlpool ha deciso di avviare la procedura di licenziamento collettivo per i circa 340 lavoratori dello stabilimento di via Argine a Napoli. L’amministratore delegato, Luigi La Morgia, nel confermare i licenziamenti, ha affermato: “Siamo consapevoli della nostra scelta, siamo il più grande investitore e produttore di elettrodomestici in Italia”.

Prima c’erano stati i casi della Gianetti, azienda metalmeccanica della Brianza che ha mandato a casa 152 operai. E di Gkn in Toscana che di operai ne ha licenziati 422. In tutti e tre i casi le aziende rifiutano di far ricorso agli ammortizzatori sociali e optano per la risoluzione dei rapporti di lavoro. Facendo carta straccia della nota che il premier Mario Draghi ha chiesto il 29 giugno a sindacati e aziende. Dieci righe circa che, nelle intenzioni di Palazzo Chigi, erano destinate a rendere più “presentabile” la fine del blocco dei licenziamenti a partire dal primo luglio. Le parti sociali – recitava la nota – si impegnano a raccomandare l’utilizzo degli ammortizzatori sociali in alternativa alla risoluzione dei rapporti di lavoro.

Tutte le forze politiche e i sindacati, che ora si indignano davanti all’ondata dei licenziamenti, festeggiarono quell’intesa. I leader di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri definirono l’accordo un “segnale importante”. Ma a oggi le aziende sembrano farsi beffa delle raccomandazioni dell’ex banchiere. Che di fatto ha concesso alle imprese la possibilità di non far ricorso alla Cig e dunque di procedere alla risoluzione dei rapporti di lavoro che, a parole, si voleva tanto scongiurare. Il blocco dei licenziamenti è figlio di Giuseppe Conte che lo ha introdotto a marzo con lo scoppio della pandemia per tutelare l’occupazione.

A fine ottobre dello scorso anno, quando si decise di prorogarlo, l’ex premier disse che il governo riteneva “di dover fare uno sforzo finanziario ulteriore e dare un messaggio a tutto il mondo lavorativo di certezza e sicurezza”. Una scelta di campo precisa a favore dei lavoratori. E il primo maggio, nel pieno della discussione sulla proroga o meno del blocco, Conte è ritornato a difendere la sua misura che, nel periodo marzo 2020-febbraio 2021, secondo quanto ha certificato l’Inps, ha preservato 330mila posti di lavoro.

Ebbene, nel giorno della festa dei lavoratori, l’ex premier dichiarò che “il blocco dei licenziamenti è una misura assolutamente necessaria per assicurare la tenuta dell’intero sistema sociale ed economico”. Un appello che coincideva (inizialmente) con quello dei sindacati che chiedevano la proroga del blocco per tutti i settori almeno fino al 31 ottobre. E con le richieste (in prima battuta) di M5S, Pd e Leu. Poi la storia è nota. L’asse giallorosso si è sbriciolato e il Pd e la Lega hanno finito per convergere sulla necessità di un blocco selettivo che alla fine ha salvato solo il tessile e i comparti affini e ha lasciato in mezzo al mare i lavoratori di tutti gli altri comparti.

Ora i sindacati (vedi Landini) davanti al flop del compromesso Draghi promettono battaglia, invocano l’intervento del premier e chiedono a Confindustria il rispetto degli impegni presi. Il ministro dello Sviluppo economico che tanto ha brigato per far passare la sua linea dei licenziamenti selettivi, e si è opposto alla proroga generalizzata per tutti, ora si indigna. “E’ irragionevole non accettare la proposta delle 13 settimane di cassa integrazione. Siamo perplessi rispetto a questo rifiuto che danneggia solo i lavoratori Whirlpool, che dovrebbero invece essere tutelati”, dichiara Giancarlo Giorgetti.

Non si rassegna la viceministra Alessandra Todde: “Whirlpool non ha avuto problemi a fare scelte radicali nel corso di questi anni, spesso in totale contrasto con il suo codice etico e in maniera sleale nei confronti del governo. E quando è stato chiesto all’azienda di non prendere decisioni unilaterali che non avrebbero facilitato il dialogo e il confronto leale tra le parti, non abbiamo avuto la riposta che ci aspettavamo. Continueremo a lavorare per un piano alternativo con tutte le parti”. Non pervenuto il ministro del Lavoro, Andrea Orlando (Pd). Draghi definisce quello della multinazionale “un grave e inaccettabile sgarbo”. Lacrime di coccodrillo?