Licheri: “Santanchè bugiarda seriale. Farebbe bene a dimettersi”

Parla il senatore del Movimento 5 Stelle, Ettore Licheri: "Il caso Santanchè è una pagina triste della storia repubblicana".

Licheri: “Santanchè bugiarda seriale. Farebbe bene a dimettersi”

Come da programma, a Palazzo Madama la maggioranza ha votato contro la mozione di sfiducia alla ministra Daniela Santanchè. Ettore Licheri, senatore e vicepresidente M5S della Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato, come giudica quanto accaduto in Aula?
“Come prevedibile, il Centrodestra si è chiuso a riccio più per salvare sé stesso dall’onta che per volontà reale di salvare la Santanchè. Lo ha fatto con la sponda immancabile del Terzo Polo, che andrebbe ormai definitivamente ribattezzato ‘quarta gamba’ del governo. Una volta presa la ciambella di salvataggio dell’aula, la Santanchè ha detto che per lei quella di ieri è stata ‘una bellissima giornata’. Per lei forse sì, per le istituzioni molto meno”.

Nel suo intervento la ministra è tornata ad attaccare sia i media, parlando di “un’inchiesta pseudo-giornalistica”, sia M5S per aver proposto una mozione che reputa sbagliata. Cosa si sente di rispondere alla ministra del Turismo?
“Il M5S aveva il dovere di presentare quella mozione di sfiducia: per lealtà verso i cittadini e coerenza verso la nostra storia. Per noi una mentitrice seriale, distintasi per un operato da imprenditrice tanto spregiudicato quanto torbido, non può rappresentare le imprese italiane di un settore importante come quello turistico. In qualsiasi paese normale si sarebbe dimessa all’indomani dell’inchiesta di Report, a cui va il nostro grazie per il servizio che svolge, altro che pseudo-giornalismo. Ha mentito sulla gestione dei suoi dipendenti, sul suo ruolo in Bioera e in Ki Group Spa, sui compensi percepiti, sulla gestione della cassa integrazione durante la pandemia. Se fosse stata all’opposizione, la Santanchè avrebbe chiesto seduta stante un passo indietro a un ministro emulo di sé stessa”.

La stessa si è difesa ribadendo di non aver mentito nel suo intervento del 5 luglio al Senato quando ha detto di non essere stata raggiunta da un avviso di garanzia mentre prima del voto ha rivelato che alla fine l’avviso le è arrivato il 17 luglio. Quindi non era tutta un’invenzione giornalistica…
“Come ho detto in aula, in quel surreale pomeriggio del 5 luglio la donna che sventolava al cielo un foglio dei carichi pendenti, peraltro risalente a novembre 2022, non appariva come una ministra della Repubblica ma come una maschera. A metà tra Pulcinella, che si faceva passare per fesso per fare fessi gli altri, e Arlecchino, campione di mille capriole. Bastava chiedere un certificato tre giorni prima dell’informativa, e la ministra avrebbe scoperto di essere indagata. Quella che abbiamo visto ieri invece è una versione sbiadita di Pinocchio, schiacciata dal castello di bugie che lei stessa ha voluto costruire proprio nell’aula di Palazzo Madama quattro settimane prima, di fronte ai suoi ai suoi ex dipendenti e a tutti gli italiani”.

Un intervento, quello della ministra del Turismo, che tra l’altro non è stato accolto con scroscianti applausi dai banchi della maggioranza ma, al contrario, con grande tepore. Che cosa significa secondo lei?
“Chi si candida in competizioni amministrative, regionali, politiche ed europee si impegna a non operare mai in situazioni di conflitto di interessi e a rassegnare le proprie dimissioni per vicende giudiziarie o condotte incompatibili con il prestigio e l’integrità richiesti per ricoprire l’incarico. Sono parole scritte in calce sul codice etico di Fratelli d’Italia. Se per loro certi principi non fossero meri slogan, avrebbero dovuto essere i primi a chiedere alla Santanchè di farsi da parte”.

Dai banchi di Italia Viva è partito un surreale attacco al Movimento 5 Stelle, reo di aver fatto “un favore a Giorgia Meloni” con questa mozione di sfiducia che, secondo loro, non andava proprio presentata. A che gioco stanno giocando i renziani?
“Il Terzo Polo ormai è un’entità informe con due capibastone che un giorno si prendono a randellate, il giorno dopo fanno pace, l’altro ancora tornano a battagliare come due lottatori di wrestling. E quello del wrestling, si sa, è un mondo di totale finzione, ma comunque molto più verosimile e avvincente dell’inguardabile fiction Calenda-Renzi, che va avanti da inizio legislatura. Che i due siano due infaticabili nel togliere le castagne dal fuoco della Meloni ormai è noto. Renzi ormai è organico in tutto e per tutto al Centrodestra, ha il poster del ministro Nordio appeso in Camera e ogni battaglia della Meloni e dei suoi sodali finisce per diventare la sua. Calenda invece fa più il pesce in barile: una volta dà ragione a Forza Italia, un’altra alla Schlein, un’altra ancora loda la premier Meloni e via dicendo. Solo al Movimento 5 Stelle dà sempre contro, e per noi quella è la cartina di tornasole che stiamo andando nella direzione giusta”.

Con il salvataggio della ministra al Senato, secondo lei il caso è chiuso oppure resta un problema di opportunità politica che Meloni dovrebbe affrontare?
“Il caso non è chiuso affatto. La Santanchè è un conflitto d’interesse che deambula. Ricordate cosa disse appena nominata ministro del Turismo? ‘Non mi occuperò di spiagge’.
E nonostante da Palazzo Chigi trapelassero possibili cambi di delega, in realtà quel cambio di delega poi non c’è stato. Così la Santanchè è rimasta proprietaria del Twiga. A meno che non voglia raccontarci la favoletta della vendita di azioni al suo compagno Dimitri Kunz. Da qualsiasi lato la prendi, la vicenda della Santanchè palesa venature di inopportunità politica. La Meloni finora ha voluto nicchiare, ha commentato la vicenda alla chetichella soltanto dall’estero e le sue contraddizioni emergono ormai con cadenza quotidiana. ‘Viviamo in un tempo nel quale la politica, per recuperare la fiducia dei cittadini, deve dare il buon esempio. Sono certa della buona fede di Idem, ma un atto di responsabilità dopo quanto è accaduto è auspicabile’. Così nel giugno 2013 la Meloni commentava la vicenda, molto più veniale rispetto a quella di Santanchè, della ministra dello Sport di allora Josefa Idem.
Che dire, abbiamo una premier che ogni giorno si conferma campionessa d’incoerenza”.