Liguria, don Giulio Mignani sospeso dal vescovo perché era a favore dell’eutanasia e famiglie arcobaleno

Don Giulio Mignani è stato sospeso dal vescovo perché era a favore dell'eutanasia e delle coppie omossessuali.

Liguria, don Giulio Mignani sospeso dal vescovo perché era a favore dell’eutanasia e famiglie arcobaleno

Don Giulio Mignani è stato sospeso perché sosteneva delle condotte considerate contrarie alla Chiesa. Il sacerdote, infatti, era conosciuto per aver firmato il referendum per l’eutanasia e per aver benedetto coppie omosessuali.

Liguria, don Giulio Mignani sospeso dal vescovo

Don Giulio Mignani, è stato, prima della sua sospensione, parroco di Santa Caterina vergine e martire in Bonassola, comune di 813 abitanti, e amministratore parrocchiale di San Martino vescovo in Framura, paese di 589 abitanti, e di San Lorenzo martire in Castagnola, frazione del comune di Framura.

Don Giulio è stato sospeso dal vescovo per le sue condotte ritenute contrarie alla Chiesa. “Don Giulio Mignani, – si legge in una nota della diocesi di La Spezia-Sarzana-Brugnato – a seguito del ripetersi negli anni di una serie di sue esternazioni pubbliche non conformi al magistero della Chiesa, nel mese di dicembre 2021, era già stato richiamato dal vescovo con atto formale all’osservanza degli impegni pastorali e canonici liberamente assunti con la sacra ordinazione e con l’esercizio dell’ufficio di parroco, stabilendo che se ciò non fosse stato osservato sarebbe incorso, latae sententiae, nella sospensione dalla celebrazione pubblica dei sacramenti e sacramentali, e dalla predicazione. Purtroppo, don Giulio, negli ultimi mesi ha continuato a rilasciare ulteriori esternazioni e, pertanto, si è dovuti giungere a dichiarare che è incorso nella suddetta sospensione”.

Il sacerdote era a favore dell’eutanasia e famiglie arcobaleno

Don Giulio era conosciuto per aver firmato a favore del referendum per l’eutanasia ma anche perché benediceva coppie omosessuali. Il sacerdote, dopo la decisione del vescovo di sospenderlo, ha voluto rispondere così: “Vorrei che sia almeno chiaro il motivo che mi ha portato a rilasciare tali dichiarazioni pubbliche e il metodo al quale mi sono sempre attenuto nel pronunciarmi. Le posizioni che ho assunto non hanno infatti mai voluto essere offensive né polemiche nei confronti della Chiesa. Ciò che mi ha sempre mosso è la preoccupazione che la Chiesa stessa possa essere considerata sempre più marginale e sempre meno credibile nella società contemporanea. Un’eventualità a mio parere molto reale qualora non maturi la capacità di mettere in discussione quegli aspetti che in passato possono anche aver assolto una funzione storica, ma che nel presente, cambiate le conoscenze e le sensibilità, rischiano di essere causa di allontanamento quando non addirittura di rifiuto. Mi sembra che la via per ovviare al pericolo che la Chiesa si chiuda in una sterile autoreferenzialità, sia prima di tutto quella di permettere a tutti i suoi membri (clero compreso) di poter esprimere e motivare liberamente il proprio desiderio di cambiamento”.

“Quello che ho cercato di attuare – ha proseguito il sacerdote – è dunque un serio esercizio d’ascolto delle persone che ho incontrato nel mio ministero pastorale, che mi ha portato a constatare come, in gran parte dei fedeli, si stia sempre più chiaramente delineando e manifestando un desiderio di rinnovamento, se non addirittura di cambiamento, in relazione a diversi aspetti della vita ecclesiale”. E ha aggiunto: “Potrei ritornare sui miei passi e probabilmente la sospensione cadrebbe. Ma sinceramente non so se sarei mai in grado, io le cose che dico e che ho fatto le considero troppo importanti per avvicinare la Chiesa alle persone, non posso far finta di non pensarle. Rimango prete e non sono scomunicato, però non posso più realizzare alcuna celebrazione pubblica di sacramenti e sacramentali e non posso predicare”.

 

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